Chiude il consultorio di via Silveri: protestano le donne

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Un servizio aperto, ma legato al territorio, con un’equipe al completo (due-tre infermiere, psicologa, pediatra, assistente sociale e due ginecologhe) e un impegno nella cura della donna a 360 gradi. Il consultorio familiare, infatti, era uno dei servizi offerti nei locali della Casa della madre e del bambino ‘Giannetto Elia’, donati al Comune con il vincolo dell’uso al solo scopo di aiutare mamme e figli.
“Garantivamo corsi di accompagnamento alla nascita- spiega l’infermiera- screening per l’Hpv, sostegno psicologico per adolescenti, ragazze madri e donne che scelgono di interrompere la gravidanza, servizi di ginecologia e ostetricia per donne in eta’ fertile o menopausa, accoglienza sociale – dai problemi di inserimento dei bambini al nido, al mobbing, al bullismo, alla violenza di genere – fino alla contraccezione e all’educazione sessuale nelle scuole”. Accanto al consultorio, al civico 4, “un nido comunale, piu’ avanti una ludoteca, attiva fino a tre-quattro anni fa”. E ancora, “alcuni spazi concessi a Cittadinanza Attiva e al Tribunale del Malato, che pero’ a maggio sono stati spostati”.
Un’offerta ricca che aveva fatto del consultorio familiare di via Silveri, oltre che un punto di riferimento per il territorio, “un modello da seguire”, sottolinea alla Dire Gabriella Marando, del Coordinamento delle assemblee delle donne del consultorio, che promette battaglia. “Questa chiusura e’ assurda e contraddice quanto stiamo portando avanti con il tavolo aperto alla Regione Lazio dal coordinamento”, dallo scorso anno in trattativa per il monitoraggio e l’implementazione dei posti messi a bando per il personale dei consultori e il riconoscimento delle assemblee delle donne. “Martedi’ 17 settembre ci riuniremo in coordinamento per discutere della chiusura del consultorio e scrivere il comma che proporremo di aggiungere alla legge Zingaretti del 2014 (Dca 152/2014, ndr) per fare in modo che le assemblee siano considerate parte dei consultori”. Un’ipotesi di cui “discuteremo al prossimo tavolo in Regione previsto per il 30 settembre”.
Il problema, per Serenella Lampis, “e’ che non si puo’ confondere un consultorio con un poliambulatorio medicalizzato, perche’, di fatto, l’Uoc di via Tornabuoni ha anche perso la dicitura di ‘consultorio familiare'”. Per le donne dell’assemblea appena costituita e’ in corso uno “svuotamento delle funzioni del consultorio”, iniziato “gia’ due anni fa, quando ci hanno imposto di chiudere il pomeriggio. Noi facevamo accoglienza telefonica dalle 8,30 alle 12,30 e, nel pomeriggio, dalle 14 alle 17- fa sapere l’infermiera- Poi ci hanno imposto di seguire l’orario 8,30-12,30 per la telefonica, 8,30-13 per il pubblico. Inoltre, ancor prima della chiusura- sottolinea- hanno cominciato a spostare alcuni di noi, come la psicologa e l’ostetrico, in via Tornabuoni e in altri presidi. Le infermiere messe a lavorare nei poliambulatori”, procurando una perdita “della specializzazione consultoriale. Nella nostra Asl- conclude- c’e’ stato anche l’accorpamento del consultorio di via Angelo Emo a quello di viale Angelico, nel giro di due-tre mesi”.

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