Nicola Pietrangeli, il signore della terra rossa

0

La classe non è acqua e la sua è proprio di ferro. Nato a Tunisi nel 1933, da padre italiano e madre russa, dalla voce e dal fisico capisci subito che davanti hai un «semi-giovanotto» come si definisce lui. Per tutti gli altri invece è il più grande tennista italiano di sempre con due successi al Roland Garros, due agli Internazionali d’Italia e quattro finali giocate in entrambi i tornei.

Ma il suo palmares si è arricchito anche con 18 partecipazioni a Wimbledon, una semifinale nel 1960, un quarto di finale agli Australian Open e l’iscrizione all’International tennis hall of fame. Ben 164 incontri (120 successi, un vero record) in Coppa Davis, singolare e doppio, e la vittoria nel 1976 a Santiago del Cile come capitano non giocatore. Vittorie anche nel doppio con Sirola al Roland Garros, agli Internazionali d’Italia e una finale persa a Wimbledon e otto al torneo italiano, un oro nel singolare e un bronzo nel doppio ai Giochi del Mediterraneo nel 1963. E questo solo per citare i più importanti.

A poche ore dall’inizio degli Internazionali Bnl d’Italia 2014, al Foro Italico c’è un campo intestato a lui, chi meglio di Pietrangeli – presidente del Comitato organizzatore del torneo capitolino e anche presidente onorario del Circolo Canottieri Roma – poteva raccontarci i retroscena, le speranze e gli atleti su cui scommettere dell’importante evento di Roma.

Il tennis italiano è in salute?
«Direi proprio di sì. Le nostre squadre sono tra le prime quattro nel mondo, e i paesi con maggiore tradizione della nostra stanno peggio in classifica. Il problema è che l’italiano non si accontenta, non è sportivo ma tifoso e vuole sempre di più, pensa gli sia dovuto, ma i nostri atleti stanno facendo davvero bene e gli va riconosciuto».

In campo femminile e maschile chi sono le grandi promesse azzurre?
«Ultimamente le ragazze stanno andando un po’ meno bene, ma per diverso tempo hanno mantenuto i colleghi uomini. Hanno vinto 4 Fed Cup, il doppio femminile è stato spesso primo, abbiamo avuto dei risultati importanti anche nel singolare. I ragazzi sono risaliti dalla C fino ai primi quattro posti nel mondo come squadra. Io dico a tutti “bravi” e al torneo di Roma spero che vadano alla grande. Se devo fare dei nomi, stimo molto la Giorgi, gioca bene. Hanno le carte in regola anche Napolitano, Baldi e Quinzi, insomma hanno l’impegno di provarci, magari riusciranno a fare bene».

Agli Internazionali di Roma chi vede come favorito/a per la vittoria finale? E gli azzurri?
«Djokovic, Nadal e Federer – se ci sarà – sono i favoriti come sempre, io sono pronto a scommettere sui primi due. Poi tra i nostri c’è Fognini, che è pericoloso per gli altri ma anche per se stesso, riesce a fare cose belle e cose brutte. Senza offese per nessuno, ma se uno dei nostri arrivasse in semifinale sarebbe davvero una grande cosa. Questi tornei alla fine sono dei piccoli campionati del mondo settimanali e la sorpresa ci può stare. In campo femminile è più difficile fare previsioni. Se ci sarà una Williams in forma allora potrebbe rivincere lei, ma terrei d’occhio anche la Sharapova e la Li. Le azzurre invece sono una grossa incognita. In ogni caso sulle donne io non scommetterei, qui non si sa mai chi vince, è imprevedibile, ma forse proprio per questo il torneo è ancora più bello».

Che prospettive di crescita hanno i giovani tennisti italiani?
«I tornei giovanili sono un importante momento di confronto, un’occasione per vedere piccoli atleti, e dico che è un peccato quando non si fanno, anche perchè in occasione degli Internazionali si deve cogliere la chance di portare questi giovani tennisti a vedere i grandi campioni, c’è sempre da imparare. E comunque da questi tornei passano molti ragazzi che qualche anno dopo diventano grandi tennisti, sono sicuramente una vetrina, una rampa di lancio».

Com’è diverso questo tennis da quello dei suoi tempi?
«Mi devo mettere gli occhiali per vederlo – scherza ma non così tanto -. É cambiato tutto, il gioco, l’ambiente, il mondo in generale e non mi riferisco solo al tennis, e onestamente non credo che sia cambiato tutto in meglio, anzi forse prima era meglio di adesso, e non lo dice un signore anziano, ma un “semi-giovanotto”».

 

(Foto d’archivio)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI CINQUE QUOTIDIANO

[wpmlsubscribe list=”9″]

È SUCCESSO OGGI...