Io e te… siamo solo in due a guardare il pomeriggio di Rai1

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Io e te… il programma di Pierluigi Diaco in onda su Rai1 alle 14 prende evidentemente il nome dal numero degli spettatori che seguono effettivamente il programma. Ma partiamo con ordine. Dovevamo capirlo dalla surreale conferenza stampa che ne avremmo viste delle belle. Eh sì, perché la ricostruzione storica del direttore Teresa De Santis su quanto la Rai sia da sempre stata terreno di spartizione politica e partitica e di quanto si sia sempre avvalsa di intellettuali sponsorizzati da questo o quel partito passerà alla storia come la “excusatio non petita” più petita di sempre, con l’aggravante di aver accostato Umberto Eco agli astanti: al secolo Roberto Poletti, Beppe Convertini e, per l’appunto Pierluigi Diaco. Il programma, dalle parole dello stesso Diaco, anzi “Pigi” come si autodefinisce quando parla di sé in terza persona, nasce un giorno nella stanza della direttora quando, in un amabile momento chiacchiera, si è sentita l’esigenza di distruggere quanto faticosamente conquistato nell’edizione invernale dal programma della Balivo “Vieni da me”.

Nasce così “Io e te”, un programma di storie, di storie d’amore, senza le urla, un programma garbato in un mondo pervaso dall’aggressività.

Peccato che l’ideatore del programma, nonché conduttore, il “Pigi” di cui sopra sia noto per le vene sul collo che sembrano esplodergli quando nei programmi Rai e Mediaset lancia invettive su qualunque tema possibile, dalla cronaca nera alla politica, passando per lo sport e il costume. Perché il Diaco, oltre che conduttore radiofonico e autore tv per Maurizio Costanzo è cintura nera di polemica settimo dan nei salotti televisivi. Stona quindi questa sua immagine mansueta e serafica, questo tono da prete laico, con la vocina saggia di chi dice cose semplici ma profonde. Ma le persone cambiano e chi siamo noi per giudicarlo? Noi, appunto, non siamo nessuno, ma il pubblico sì, il pubblico giudica ed è sovrano (quando non sovranista) e non sembra gradire l’azzimata e smielata conduzione di “Pigi” che ringrazia gli abitanti di (città a caso) perché, parole sue “mi piace ringraziare gli abitanti delle città”. Ma, soprattutto, sembra non gradire i 20 minuti passati a rispondere alla domanda “in amore soffrono più gli uomini o le donne”?

E a poco serve la telefonata di Mara Venier che ringrazia per l’intervista appena andata in onda dove la scopriamo nell’inedita veste di stilista di una marca di abbigliamento e fa un endorsement del conduttore chiamandolo “fratello” e rassicurandolo “che andrà tutto bene”. Non basta la proprietà di linguaggio e la pacatezza di “Pigi” perché alla fine il servizio filmato nel quale si chiede alla gente “ma chi soffre di più in amore, l’uomo o la donna?” ti getta nel più cupo sconforto di un programma anni 80 quando, agli albori della “tv tra la gente”, poteva essere ancora di qualche interesse conoscere il parere del popolo su di un argomento così banale. Passiamo al capitolo ospiti del programma. Perché magari è qui che si cela la chiave di s-volta del programma. Saranno gli ospit a darci quel punto di vista inedito e originale su di un argomento vista già settantuno milioni di volte. Bene, chi sono gli ospiti di “Io e te”? Ma quelli della compagnia di giro del Day time di Rai1: Chiara Simonelli per l’aspetto psicologico-sessuale, un Federico Moccia per la sua sensibilità di scrittore, passando per un Bruno Vespa perennemente impegnato a promuovere un suo libro e approdare alla coppia che sta insieme da 60 anni per quello sguardo sulla bellezza della normalità che ha sinceramente rotto le scatole grazie ai programmi di Simonetta Ercolani. E come reagire di fronte alla forza dirompente di quel sapido siparietto che è la “Posta del cuore” con Sandra Milo che risponde alle mail (tutte vere) lette da Valeria Graci? Si reagisce così, con un 9% di share, una ventata di  freddo glaciale nel torrido pomeriggio di Rai1

Per fare programmi nuovi ci vogliono idee, ci vuole il coraggio di gettare il cuore oltre la siepe e non gli zebedei tra le ortiche e invece i programmi in Rai non nascono dalle idee ma nemmeno da uno studio di marketing che analizzi le fasce di pubblico e elabori strategie aziendali per raggiungere questo o quel target. No! I programmi in Rai nascono da “una chiacchierata” con la direttora e dalla suggestione di una canzone di Vasco Rossi.

BOB

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