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Antonio Ingroia, avvocato e già procuratore della Repubblica a Palermo, e Raffaello Lupi, docente di Diritto tributario all’Università di Tor Vergata, sono intervenuti nella trasmissione ‘L’imprenditore e gli altri’ condotta da Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv, per commentare l’inchiesta della Guardia di Finanza, su disposizione del gip di Roma, sulla presunta evasione fiscale che ha portato le Fiamme gialle a confiscare preventivamente 20 milioni di euro ai vertici dell’Università Niccolò Cusano. Ingroia ha dichiarato: “C’è una certa inflazione degli strumenti cautelari. In questa vicenda l’accusa farà l’accusa e la difesa la difesa, ma la domanda è: era proprio necessario procedere con un sequestro di questa imponenza senza mai aver provato a sentire le ragioni della difesa? Un conto è che hai a che fare con un mafioso, e lo metti in galera con il rischio che può commettere il reato, oppure il truffatore che si mette in tasca il malloppo e lo porta via. Lo strumento cautelare è finalizzato ad impedire ulteriori conseguenze che derivano dal reato, che si possano commettere altri reati dopo aver commesso il primo (questo per le misure cautelari personali). Per le misure cautelari reali, come in questo caso il sequestro, servirebbe l’esigenza di un immediato pericolo che venga sottratto, disperso, il malloppo. Ora io mi chiedo, con tutto il rispetto per la finanza e per il gip, se non sia meglio procedere ad una contestazione. Vicende come queste, fondate o non fondate che siano le ragioni della difesa e dell’accusa, tutti percepiscono che siamo in un settore di interpretazione e dove c’è interpretazione c’è discrezionalità, ecco, laddove c’è questo margine di discrezionalità, era davvero necessario procedere con una misura così brutale, con un sequestro preventivo di questo tipo? Lo Stato sa che sta applicando un’interpretazione opinabile, questa interpretazione affronta il rischio di essere smentita davanti a un giudice finalmente terzo. L’imputato fa una causa plurimilionaria nei confronti dello Stato. E allora lo Stato rischia di pagare molto di più dell’entità del sequestro. Allora allo Stato non converrebbe piuttosto ascoltare le ragioni dell’imputato e i suoi legali prima di procedere? Questo è il punto di domanda. Oggi c’è la corsa ad andare sui giornali, e sui giornali ci vai quando c’è una misura cautelare. La misura cautelare deve essere estrema ratio. La polizia giudiziaria fa la sua parte, più reati trovi e più carriera fai. Il problema è il ruolo della magistratura neanche la magistratura deve essere l’avvocato della polizia giudiziaria. Ci dovrebbe essere un pm che talvolta ha delle competenze, talvolta no, può darsi che il pm non abbia oggi la forza di fare da filtro rispetto ad un’indagine di sequestro. Poi viene il gip – che dovrebbe essere un argine costituzionale rispetto alla richiesta del pm – che finisce per fare una specie di copia e incolla di quello che ha proposto il pm che a sua volta fa il copia e incolla rispetto a quello che ha fatto la guardia di finanza. La Cassazione è intervenuta e ha dichiarato delle ordinanze cautelari nulle proprio perché è stata applicata la tecnica del copia e incolla”.