Docenti di sostegno specializzati all’estero esclusi dall’insegnamento: «Discriminati, il nuovo Governo ci ascolti»

0
Docenti di sostegno specializzati all’estero esclusi dall’insegnamento: «Discriminati, il nuovo Governo ci ascolti»
Docenti Sostegno Estero

Condividi

Docenti di sostegno specializzati all’estero esclusi dall’insegnamento e “discriminati”, errori dell’algoritmo e cattedre scoperte. Ecco come stanno le cose

“In provincia di Roma, e non solo, continuano gli errori e i ritardi per l’attribuzione delle supplenze. Il risultato sono le cattedre scoperte con evidenti ricadute sugli orari scolastici. Il sistema informatico che ha governato la procedura di assegnazione ha fatto un nuovo disastro: persone con un punteggio alto si sono trovate scavalcate, ancora una volta. Una situazione frustrante e inaccettabile a cui speriamo il Ministro possa porre rimedio al più presto”. Lo scrive in una nota Bruno Astorre, Senatore e Segretario Pd Lazio.

Il problema, purtroppo, non riguarda solo il Lazio. Molte sono le regioni infatti in “ritardo” o con evidenti errori dati dall’algoritmo. Numerose sono le segnalazioni da parte di docenti che si sono visti scavalcare pur avendo punteggi superiori ai loro colleghi. La via possibile è rivolgersi ai sindacati, ma i tempi sono lunghi e i ricorsi moltissimi. Il rischio è quello di vedere andare in fumo un anno scolastico e la conseguente mancata convocazione.

Esclusi migliaia di insegnanti di sostegno con il titolo estero

C’è un’altra questione, poi, che riguarda moltissimi docenti: stiamo parlano di coloro che hanno conseguito il titolo estero sul sostegno, il cosiddetto TFA italiano. Si tratta di migliaia di persone che a causa di un’Ordinanza Ministeriale emessa dal Governo uscente si ritrovano, per l’anno scolastico 2022/23, senza un lavoro, nonostante il conseguimento di un titolo di studio specializzante sul sostegno. Proprio in quello specifico settore, il sostegno, nel quale la richiesta di insegnanti competenti e specializzati è sempre più importante. Nel mese di maggio 2022, il Ministero dell’Istruzione ha emanato l’Ordinanza n. 112 /2022, il cui art. 7 lett. E) che vieta agli specializzati sul sostegno, conseguito all’estero, di assumere incarichi di insegnamento o di stipulare contratti, anche a tempo determinato, fino a che il titolo non venga riconosciuto dal Ministero (per inciso il ministero dovrebbe esprimersi in 120 giorni sul riconoscimento, in realtà ci mette degli anni).

Tale ordinanza veniva emessa mentre centinaia di insegnanti si accingevano a terminare il master di perfezionamento, di durata annuale, sul sostegno. Il Governo consente, però, agli specializzati in un paese comunitario, di poter essere validamente inseriti nelle graduatorie scolastiche e di ricoprire la c.d. “prima fascia” con “riserva”, ma tuttavia impedisce di essere destinatari di un contratto di assunzione, anche a tempo determinato, per svolgere quel ruolo per il quale si è tanto studiato, tanto investito, e tanto sognato. Chiunque venga assunto, in presenza di un titolo acquisito all’estero è, per gli affetti dell’Ordinanza ministeriale n. 112/2022, soggetto a revoca dell’incarico.

La domanda che si pongono molti docenti (in tanti quest’anno si trovano senza lavoro, nonostante in quelli precedenti abbiano già insegnato) come sia “stato possibile che il Governo italiano, nel silenzio di tutti, abbia emanato una norma che impedisca ai propri cittadini – la cui formazione è inequivocabilmente attestata da un’università statale europea e provvista di apostella dell’Aja – di poter lavorare proprio nel settore in cui si è specializzato”.

L’appello di migliaia di docenti esclusi a causa dell’ordinanza

“Dopo un anno di studio, sacrificio, ed impegno, – continuano ancora i docenti che stanno organizzando una manifestazione a Roma – questo titolo di studio ha lo stesso valore della carta straccia visto che siamo stati tutti quanti inseriti in prima fascia della GPS, ma tutti quanti non stiamo lavorando (non possiamo farlo!). Non è una palese violazione dell’art. 4 della Costituzione? Ricordiamoci, infatti, che nella Carta Costituzionale il lavoro è un diritto/dovere è che lo Stato non deve e non può frapporre limiti nell’esercizio di questo diritto”.
“Non secondaria, – scrivono in una missiva – la palese violazione del diritto comunitario: è principio noto che l’Unione Europea prevede la libera circolazione dei titoli di studio acquisiti in un paese membro dell’Unione Europea. L’ordinanza ministeriale n. 112 scavalca anche questo sacrosanto principio. Inizialmente, si riteneva che l’assurdità di tale ordinanza sarebbe stata prontamente smascherata dalla Giustizia amministrativa di questo Paese, che non può di certo tollerare né permettere violazioni del diritto interno e del diritto comunitario. Invece ci siamo sbagliati. La Giustizia, per imprecisate e misteriose ragioni, ci ha dato torto. Negli ultimi mesi, sono stati depositati innanzi al TAR del Lazio centinaia e centinaia di ricorsi, TUTTI puntualmente respinti, tutto questo mentre il Consiglio di Stato con la recente ordinanza 4036/2022 permette invece a colleghi specializzati presso università estere negli anni passati, pur avendo un titolo non ancora riconosciuto come il nostro, di aspirare ad un contratto e a quelli che lo hanno ricevuto di conservarlo! E le ragioni improvvisate dal TAR per giustificare tali rigetti sono state le più strampalate”.

“Si è arrivati persino a sostenere che la nostra presenza in aula potrebbe pregiudicare il discente, visto che la nostra preparazione non è stata ancora accertata né riconosciuta dal MIUR. Eppure, – conclude la lettera – ogni anno ci sono migliaia di persone, pescate dalle graduatorie incrociate, sprovviste di alcuna preparazione in materia, che invece vengono utilizzate come risorse per il sostegno”. Si auspica, insomma, che il nuovo Governo possa mettere mano all’Ordinanza e che qualcosa si sblocchi. Ne va del bene di migliaia di insegnanti, ma soprattutto di migliaia di studenti.

 

È SUCCESSO OGGI...