
Ho 67 anni e sono stata rinchiusa a casa per quindici giorni: mi sono isolata pochi giorni prima che il presidente Alberto Fernández decretasse la quarantena nel nostro Paese. Ovviamente sono un soggetto a rischio di questa pandemia.
Come la vive l’Argentina? Penso che queste misure siano state accettate favorevolmente da tutti con speranza e un po ‘meno paura grazie alle decisioni che il governo ha preso con ammirevole velocità, memore – purtroppo – dei tristi esempi di Italia e Spagna.
Tuttavia, come in tutto il mondo, qui persiste anche la paura. Paura e stupidità. La stupidità di chi crede di essere immune al virus e alla morte: quella di chi viola la quarantena e confida nella “fortuna” di non essere “colpito”; quello degli industriali e dei commercianti che aumentano il prezzo dei prodotti senza considerare le esigenze delle persone; quello delle lobby industriali e finanziarie che chiedono di non prolungare la quarantena perché – per loro – le imprese hanno più priorità sulla vita.
Fortunatamente abbiamo un presidente dell’Argentina che a queste obiezioni risponde”un’economia che cade sempre risale, ma una vita che finisce non si alza più”, lo ha detto domenica sera nel suo messaggio annunciando l’estensione della quarantena fino a dopo Pasqua .
Quest’uomo che è stato accusato di essere un “burattino” dell’ex presidente e attuale vicepresidente argentino Cristina Fernández de Kirchner, ha vinto le elezioni con un margine insospettato di consensi ed è lo stesso uomo che oggi regge fermamente il redini di un Paese che sta iniziando a registrare un numero elevato di contagi, ma che, grazie alla quarantena anticipata rispetto ad altre realtà internazionali, aspira ad appiattire il picco della curva epidemica coinvolgendo e preparando l’opinione pubblica, il popolo, a rendersi collaborativo e partecipe di fronte a questa emergenza senza precedenti per il mondo moderno.
È lo stesso uomo, un peronista, che oggi, all’inizio in modo tiepido e poi con forza crescente con il passare dei giorni, viene difeso e persino applaudito da una buona parte della società anti-peronista perché – ovviamente – sentono che anche Alberto si impegna anche nei loro confronti.
Ecco perché nel titolo di questo articolo ho parlato di un “miracolo”: perché le sue azioni efficaci stanno facendo sì che alcuni sciocchi inizino a capire a cosa serve lo Stato.
Permettetemi di ricordare una frase di Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay, “ora che le patate stanno bruciando, tutti ricordano lo Stato”.
Occorre fare attenzione: questo non significa che il crack economico dell’Argentina possa venir rapidamente superato, tuttavia penso che il coronavirus aiuti alcune persone a prendere coscienza della fragilità della vita, ma una volta superata la crisi epidemica … cosa accadrà?
Alcuni scommettono che non saremo più gli stessi; che saremo migliori. Mi permetto di dubitarne, perché ciò che ci unisce oggi non credo sia l’amore, ma la paura, come scrisse Jorge Luis Borges, o addirittura come sostiene l’attore e regista spagnolo Ramón Barea perché “non siamo uniti dall’amore ma dalla merda”.
Speriamo che questo serva a qualcosa di più, che serva a risvegliare un umanesimo solidale. Anche il prezzo che paghiamo include lo spreco del minor numero possibile di vite, ci lascia la speranza di una società più giusta.
Lo dico con quella vena di malinconia e disincanto che contraddistingue noi argentini e la nostra musica, quel “tango un pensiero triste che si balla” secondo la definizione del compositore Enrique Santos Discépolo – che ha fatto la fortuna dell’Argentina nel mondo. E’ triste ma si balla in uno slancio di vitalità
Fino ad oggi, il 31 marzo 966 inArgentina sono stati segnalati 966 infetti, 24 morti e 228 guariti. Dati pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, OMS
Di Adriana Felici,
giornalista e nostra collaboratrice da Cordoba Argentina.