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La danza per sfiduciare Zingaretti alla Pisana è cominciata alle 19.30 quando Giorgia Meloni ha dichiarato che il primo atto del gruppo di Fratelli D’Italia sarà presentare la mozione di sfiducia al presidente. Il testo verrà sottoposto prima alla condivisione di tutta la coalizione di centro destra e successivamente al resto dell’opposizione. “Una volta firmata, la mozione di sfiducia metterebbe fine all’esperienza di un Zingaretti bis che non ha nemmeno i numeri per iniziare e su questo ci auguriamo di trovare la piena disponibilità di tutte le forze alternative al Pd” ha dichiarato Giorgia.
A dire il vero l’iniziativa fa seguito a quella di Sergio Pirozzi che qualche giorno fa proprio per raggiungere lo stesso obiettivo, proponeva da un notaio la firma in massa dei consiglieri di opposizione per far fare a Nicola la stessa fine di Ignazio Marino.
Evidentemente Giorgia ha scelto una via più istituzionale, quella dell’Aula, ma nel frattempo alla sua proposta seguiva l’approvazione di Matteo Salvini per il quale “il Pd e Zingaretti non hanno i numeri per governare. Per questo invito tutta l’opposizione a un atto di coerenza e conseguenza per fare in modo che la parola torni ai cittadini. Per quanto riguarda la Lega siamo pronti alle dimissioni o a presentare e votare la sfiducia a Zingaretti”.
Pirozzi, in qualche modo ritornato al centro dell’attenzione, si compiaceva delle parole di Matteo che “sposa pubblicamente l’ipotesi da me proposta delle dimissioni dei consiglieri di opposizione alla Regione” aggiungendo “adesso è un’ipotesi condivisa da almeno due leader di partito. Io. Aspettando Berlusconi e Di Maio”.
Berlusconi non si è fatto ancora vivo, forse perché ha altro cui pensare, in compenso si è espresso il suo candidato alle regionali Stefano Parisi facendo sapere che Zingaretti cadrà “sui temi, sui contenuti, sulla malagestione della sinistra e non per qualche alchimia di palazzo. Come centrodestra nel Lazio riproporremo in consiglio regionale le nostre politiche per la sanità ma se Zingaretti accetterà le nostre proposte non faremo una opposizione sterile ma costruttiva. In caso contrario – conclude Parisi – anche sulla sanità, sottoporremo in Regione a tutti i consiglieri di opposizione la mozione di sfiducia per tornare presto al voto e ridare la parola ai cittadini del Lazio”.
Insomma, una sorta di stiamo a vedere prima di decidere, che fa tirare un sospiro di ai 50 consiglieri che rischiano di tornare a casa senza aver percepito il primo emolumento di 7.000 euro mese.
Comunque con i numeri non ci siamo ancora perché a decidere le sorti di questa legislatura regionale non sarà un centro destra diviso in tre tronconi più Pirozzi, ma la posizione dei Cinque Stelle che dando credito alle ultime dichiarazioni di Roberta Lombardi, vogliono vedere la nuova amministrazione all’opera giudicandone ogni singola mossa.
Su tutti aleggia un convitato di pietra che è lo stesso Zingaretti che non si butterà dalla finestra in caso di sfiducia e visto che non si potrà ri-candidare potrebbe dedicarsi alla “rigenerazione” del Pd come ha pubblicamente dichiarato.
Ergo, per essere cattivi profeti, immaginiamo che questa legislatura regionale durerà almeno un par d’anni forse fino alle prossime elezioni Europee e oltre, in ragione del chiarimento del quadro politico a livello nazionale.
In attesa che anche Di Maio risponda a Pirozzi, tutto il resto è noia.
Giuliano Longo