Scatta di nuovo un’allerta alimentare per eccesso di alluminio in spaghetti provenienti dall’Italia e distribuiti in Irlanda. C’è la possibilità che diversi lotti di prodotto siano nelle dispense di ignari consumatori anche in Italia e vengano consumati nei prossimi giorni. Il RASFF poche ore fa ha attivato un avviso di sicurezza (2017.1656) per alto contenuto di alluminio negli spaghetti prodotti in Italia e commercializzati in Irlanda. Trattandosi di un elemento ubiquitario, l’alluminio si trova nel suolo e nelle acque di tutto il globo. Ciò significa che la maggior parte dei cibi lo contiene “almeno”, facendolo entrare quotidianamente nell’organismo umano. Piccole quantità di alluminio non causano alcun tipo di lesione ma, nel corso del tempo, questo metallo potrebbe accumularsi nei tessuti. Ecco perché la sua presenza eccessiva nella dieta va considerata potenzialmente nociva per la salute. L’alluminio è un elemento fondamentale per certi additivi alimentari, contenuti soprattutto: nel lievito chimico, nei formaggi fusi (sottilette, formaggino ecc) e nei sottaceti. La sicurezza di questi ingredienti è tutt’ora oggetto di discussione. Nel settembre 2005, un gruppo di ricerca conosciuto come “Department of the Planet Earth” ha presentato una richiesta di esclusione degli additivi contenenti alluminio dalla lista dei GRAS (Generally Recognized As Safe, ovvero generalmente riconosciuti come sicuri). A sostegno della petizione, vennero riportati alcuni studi che tentavano di dimostrare una correlazione tra l’alluminio e la malattia di Alzheimer. Tuttavia, questi approfondimenti non si sono dimostrati statisticamente significativi. La segnalazione è pubblica solo perchè il prodotto è esportato in Irlanda e in questi casi la norma europea prevede l’obbligo di informare il Rasff. In Italia non c’è stata nessuna comunicazione, nulla è stato detto ai consumatori che non hanno alcun modo per scoprire quale sia il marchio e il lotto degli spaghetti sotto accusa. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si ripete il solito schema poco responsabile del Ministero della Salute italiano che ad oggi non ha indicato sul sistema di pubblicazione on line del dicastero dedicato ai richiami di prodotti alimentari da parte degli operatori, la marca del prodotto, nè vengono fornite foto ai consumatori, mentre le catene di supermercati implicate nella vicenda non hanno diramato comunicati nei propri siti. Tutto lascerebbe quindi supporre che il pericolo non sia grave, ma diffondere la notizia è una questione di rispetto nei confronti dei cittadini. In altri Paesi europei le notizie delle allerta vengono divulgate in rete da parte delle stesse aziende o da parte delle autorità sanitarie che le raccolgono e le diffondono. È un silenzio assordante che i responsabili del Ministero giustificano con argomenti improbabili, visto che molti Paesi che aderiscono come l’Italia al Sistema rapido di allerta (Rasff) ogni settimana diffondono i nomi, le marche e le foto dei prodotti oggetto di richiamo e di allerta. Lo “Sportello dei Diritti”, per sopperire a questa grave lacuna del ritardo di tali comunicazioni delle autorità sanitarie, pubblica ogni settimana l’elenco dei prodotti ritirati o richiamati dal mercato a causa di contaminazioni batteriche, presenza di corpi estranei, eccessiva presenza di pesticidi, errori in etichetta, mancanza di avvertenze sulla presenza di allergeni, errori nella data di scadenza, ecc…
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