Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Sport Academy” su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
In merito alla cittadella dello sport paralimpico all’Eur. “Cittadella mi sembra un diminutivo, noi parliamo di centro di avviamento e preparazione allo sport paralimpico -ha affermato Pancalli -. L’errore che non si deve commettere è ritenerla un corpo avulso rispetto alle politiche del comitato paralimpico. Deve essere parte integrante dell’azione politica che il comitato sta portando avanti. Spero che la costruzione della foresteria con 96 posti letto e il palazzetto per le attività indoor possano avvenire quanto prima. Io mi auguro di vedere queste strutture colorate dei sorrisi di 3000 bambini disabili tutti i giorni. Ma il mio sogno è che attraverso la foresteria si possa rivendicare un altro pezzo: rappresentare nel Paese una sorta di fase 2 dei percorsi riabilitativi. Molti di noi, dopo incidenti o patologie, passano il periodo acuto della riabilitazioni in locali in dimensione protetta e sanitarizzata. A me piacerebbe che alla fine di questo percorso, si riesca a dare la possibilità ai ragazzi di passare un mese nel nostro centro per fare un altro tipo di riabilitazione attraverso lo sport. Finchè continueremo a sognare questa struttura continuerà a vivere”.
“La sfida del comitato paralimpico è quella di allargare sempre di più il numero dei praticanti, rispondendo al diritto allo sport di tanti ragazzi disabili nel Paese – ha aggiunto Pancalli -. Tanti rimangono esclusi perchè non esistono infrastrutture sportive accessibili, per presenza di barriere architettoniche e sensoriali. Bisogna anche pensare ad una cultura dell’accoglienza, serve personale qualificato e formato per accogliere la sacrosanta domanda di diritto allo sport dei disabili”.
Scuola. “La scuola è fondamentale – ha dichiarato Pancalli -, è un momento di passaggio che coinvolge soprattutto tanti ragazzi con disagio intellettivo e con disabilità di tipo fisico e sensoriale. Anche nella scuola bisogna passare da una cultura dell’esonero della persona disabile durante l’educazione motoria ad una cultura dell’accoglienza, adattando le attività sportive anche alle esigenze del bimbo disabile. Ad esempio, normalmente alle famiglie dei bimbi disabili viene chiesto di presentare l’esonero, ma in questo caso non è il bimbo che perde, sono la scuola e il Paese che perdono, è la scuola che diventa handicappata”.