Il vento sta cambiando e spinge alla deriva i 5stelle

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Parafrasando il video ormai virale dove si vede la Raggi che in campagna elettorale dichiarava giuliva “il vento sta cambiando” mentre Roma affoga sotto un recente normalissimo acquazzone,il vento sta cambiando questa volta per i 5 Stelle che prima ce l’avevano in poppa e oggi gli soffia di traverso.

Se n’è accorto anche l’astuto comico genovese che con la scusa della sua “vecchiezza” lascia (o fa finta di lasciare) il suo scettro al fido scudiero Di Maio, leader di governo e di Movimento grazie a qualche decina di migliaia di clicK sulla bucherellata e bucherellabile piattaforma Rousseau.

Roba da ridere, in termini di democrazia partecipata, rispetto ai due milioni di cittadini che dichiarando la propria identità e pagando qualche euro hanno partecipato alle primarie del Pd, poi che il 70% di loro abbia incoronato Matteo Renzi è un altro par di maniche.

Grillo ha fiutato il vento che non tira più e siccome ben conosce il mare grazie ai suoi resort attigui, ha capito che al governo loro, i grillini, non ci andranno mai e tanto meno con l’azzimato e piuttosto incolto Di Maio, più democristiano che movimentista. 

Così il comico della Lanterna, nonostante Giggino abbia baciato scaramanticamente l’ampolla con il sangue di San Gennaro, avrebbe rivelato ai suoi intimi che i Cinquestelle potranno in futuro rappresentare una forte opposizione, un po’ come fu per il PCI. Ma ci faccia il piacere…

Eppure la barca grillina, ostaggio di una società privata che sviluppa software e offre una piattaforma che rende, qualche altro preoccupante scricchiolio lo avverte.

Non solo per l’opposizione sotterranea a Giggino di quei deputati beneficati dalle ultime elezioni politiche che non contano nulla rispetto alle decisioni della Casalggio&associati e rischiano di restare a casa magari disoccupati, ma anche perché le donazioni al Movimento sono in calo del 30%. Tanto da indurre Grillo prima della Kermesse in corso a Rimini, ad implorare immediate trasfusioni di sangue da non meglio precisati donatori. Loro, i grillini, contrari a vitalizi che di fatto non esistono, contrari ai finanziamenti ai partiti, loro che comunque si cuccano gli emolumenti di deputati, senatori, sindaci consiglieri regionali e comunali, ai quali dovrebbero rinunciare ma della cui destinazione poco si sa in omaggio alla vantata “trasparenza”.

Quanto alla misteriosa piattaforma di Casaleggio per la quale non è nemmeno noto il numero degli iscritti, dicono sia andata in tilt per la troppa affluenza al voto clickoreo, facendo ridere tutti quegli esperti di informatica che maneggiano piattaforme ben più complesse e delicate.

Onestà tà tà urlano sui social e non più nelle piazze semi deserte dei loro comizi come sta avvenendo in Sicilia, ma anche i loro sindaci risultano indagati per i soliti reati che coinvolgono chi deve gestire il potere locale. Non è un caso che abbiano dovuto modificare il “non statuto” interno per non dover sbattere fuori Virginia Raggi, che sta per essere rinviata a processo e non è solo indagata.

Non che il futuro per la sindaca si presenti roseo tanto che le sue sorti rimangono appese all’esito delle prossime elezioni politiche sempre che i grillini non vincano in Sicilia dove i tour del Di Maio sono stati piuttosto scarsini. Altro spettacolo fu la nuotata del comico, ormai a suo dire senescente, nello stretto di Messina.

Eppure i sondaggi li danno come primo partito mentre un terzo degli elettori dichiara che nemmeno andrà a votare. La forza della loro truculenta, volgare e spesso offensiva demagogia sta nel demolire un sistema dei partiti, garantiti dalla Costituzione, ma in evidente disgregazione. Partiti che in fatto di demagogia si rincorrono l’un l’altro e a fatica riescono a mettersi d’accordo su una legge elettorale che favorirà le Coalizioni.

Se così fosse Time out per i 5stelle che dichiarano di non volersi apparentare con nessuno nè prima nè dopo il voto, tronfi di un’autosufficienza presuntuosa fatta di poche ma storte idee e senza capacità di governo come stanno dimostrando a Roma, la madre di tutti i fallimenti grillini.

Non vorremmo essere profeti di sventura (per loro) ma il vento in poppa dei populismi va calando in tutta Europa e gli astri dei Farage britannici e delle Le Pen d’Oltralpe si spengono sfrigolando nel pragmatismo della politica del buon senso, Da Angela Merkel, Makron e perchè no Gentiloni. Lo stesso Salvini, sempre in giacca e senza felpa da centro sociale, ha capito che senza l’Europa ci si sfracella e strilla, strilla, ma senza la coalizione con Berlusconi non va da nessuna parte.

“Il vento sta cambiando” perché in politica tutto cambia, anche se nulla si vuol cambiare e il potere logora (santo subito Andreotti) logora chi non ce l’ha.

Bye Bye Grillo, va a riposarti.

Giuliano Longo

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