Eccolo il Pirozzi Sergio sindaco di Amatrice e del ‘fare’ che si presenta ad Atreju, la festa dei giovani della Meloni. E qui, dice «vi mando un messaggio: io sto qui da sindaco di Amatrice, poi ho saputo le domande fuori, le classiche che mi vengono fatte, io scherzo».
In verità Pirozzi sulla candidatura della sua lista civica alle prossime regionali non scherza affatto tanto che tira qualche bastonata a destra.
«Smettiamola, anzi smettetela di litigare – tuona – perchè stando al di fuori da Roma io vedo solo che ci sono liti e faide che non portano da nessuna parte. Oggi è il momento di condividere, non a chiacchiere, un programma ed un’idea di nazione che non tenga conto di chi sposa un’idea, ma di chi fa le cose».
La sua opinione, nazional popolare, è che «le divisioni hanno portato negli ultimi anni a delle decisioni scellerate, questo è il momento di ricompattarci dietro la forza delle idee altrimenti resteremo, anzi resterete, una setta e le sette non vivono». Con riferimento non solo ai Fratelli d’Italia ma a quella parte di Forza Italia Lazio che sta osteggiando la sua candidatura alle Regionali.
La sua idea come sindaco di Amatrice è che «prima si ricostruisce, prima si ristabiliscono le condizioni reali «e poi penseremo a fare l’allenatore in seguito». Dove per allenatore si può tranquillamente intendere Pirozzi candidato, anche se sui tempi e i modi glissa affermando «noi dalla nostra parte abbiamo la forza delle idee, dell’identità, della nazione».
Fratelli d’Italia, secondo lui, non ha speculato assolutamente «sul dolore della mia gente. Giorgia non si è mai permessa, questo è un atto di serietà». Un endorsement ai Fratelli, seguito dal caloroso apprezzamento dell’on. Rampelli mentore della Meloni, ma sempre che accettino le sue condizioni.
Poi chiarisce la sua vision politica. «Dopo il terremoto che abbiamo subito ci siamo riconosciuti non sotto una bandiera di partito, ma da sindaci, su problemi comuni. Noi siamo capaci di fare un ponte in sette giorni, di mobilitare un’intera nazione, di salvare vite umane. Ma ogni persona avrebbe fatto quello che ho fatto io: non sono un eroe. In realtà noi siamo stati terremotati da 30 anni, perchè una certa politica ha sempre difeso i grossi a discapito dei piccoli. Il problema è che chi decide oggi in Italia non ha gli scarponi».
Con riferimento a quello scarpone che dovrebbe essere il titolo del suo prossimo libro.
Infine un attacco alla maggioranza di governo che «non è abituata a misurarsi con i problemi reali» perché «non c’è una visione di Paese». Quindi «bisogna creare un sistema diverso di visione dell’Italia, altrimenti l’Italia diventerà come i paesi del Sudamerica. Bisogna investire nelle periferie e nelle aree marginali. La classe politica deve parlare di questo». Insomma niente sconti al partito di Renzi, col quale pure intrattiene rapporti amichevoli, che pure lo aveva blandito per una sua candidatura al Parlamento .
Dopo le trombe di guerra Pirozzi si sofferma sui problemi di Amatrice. «Voi pensate che territori distrutti possano ripartire solo dalla sospensione delle tasse? No, chiesi l’esenzione delle tasse e dei contributi ma solo per i 55 Comuni riconosciuti zona rossa. Hanno esteso il provvedimento ai 140 Comuni che stanno nel cratere, grosso sbaglio». Ma Gentiloni dichiara che «c’è lo spazio per trattare e riconoscono che la circolare era stata scritta male». Così esce un nuova circolare, «ma se partecipiamo tutti e non bastano i fondi che succede?»
Per questo lunedì chiamerà Gentiloni per dire, «ma pensate che sia uno stato di diritto e civile equiparare chi ha avuto una distruzione e chi non la ha avuta?, secondo me no. Serve una clausola di salvaguardia che dica che in caso di esaurimento dei fondi le attività che stanno nei 55 Comuni riconosciuti come zona rossa prendano il 100%.»
Problemi su problemi che sui territori devastati dal terremoto vanno risolti dai sindaci, compreso Pirozzi che sceglierà di uscire allo scoperto per le regionali con la sua lista civica quando avrò la certezza che vengano avviati a soluzione.
Giuliano Longo