Continuano a chiamarla l’indagine per mafia capitale anche se la sentenza del luglio scorso esclude l’applicazione del 416 bis per associazione di stampo mafioso. Ma oggi la Procura di Roma ha chiuso un’altra tranche dell’inchiesta che coinvolge 28 persone, tra le quali gli stessi Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, che potrebbero venir rinviate a giudizio. Si tratta di ipotesi di reato residuali, stralciate dal filone principale.
Passibile di rinvio a giudizio risulta anche il direttore del quotidiano Il Tempo Gian Marco Chiocci al quale, i magistrati della procura di Roma contestano il reato di favoreggiamento in favore di Massimo Carminati.
Nel capo di imputazione si legge che il giornalista, nell’ottobre del 2014, avrebbe aiutato l’ex Nar «ad eludere le investigazioni dell’autorità giudiziaria che procedeva nei suoi confronti per i delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e di corruzione, comunicandogli per il tramite di Salvatore Buzzi di aver appreso in ambienti giudiziari della indagine a suo carico e di attività di intercettazione e di riprese video in corso».
Chiocci, con un comunicato diffuso alle agenzie, si è detto «allibito ed enormemente sorpreso dalla decisione della Procura di Pignatone che evidentemente non ha ritenuto sufficienti le dettagliate spiegazioni da me rese a verbale il 6 luglio 2015. Ribadisco, una volta di più, di non aver mai riferito notizie di indagini a Massimo Carminati».
Il giornalista ha spiegato che le indagini della Procura erano «note allo stesso Carminati (come emerso ripetutamente al processo e come mi disse lo stesso Carminati allorchè provai invano a intervistarlo) e a tantissimi giornalisti che di Carminati e dei dettagli segretissimi delle indagini di Mafia Capitale, scrissero in tempi non sospetti, a più riprese, in articoli e libri, essendo evidentemente la notizia di dominio pubblico nel mondo della cronaca giudiziaria».
«Ribadisco – ha concluso il direttore del quotidiano romano – come dalla lettura degli atti emerga chiaramente come sia stato Buzzi (che mi venne presentato da Alemanno come persona perbene) ad aver chiesto notizie a me e non sono certo io ad avergliele date. Non frequentando più da tempo i palazzi di giustizia, di quell’inchiesta non sapevo nulla, se non quello che leggevo sugli altri giornali».
Da una informativa dei carabinieri datata 30 novembre 2014, a poche ore dagli arresti, risulta che Carminati era a conoscenza dell’indagine su di lui. La ‘soffiata’ gli sarebbe arrivata un mese e mezzo prima delle manette.
A metterlo in allerta sarebbe stato lo stesso Salvatore Buzzi il quale in una intercettazione – scrivono i carabinieri – faceva presente di aver ricevuto notizie in merito alle indagini a carico dell’interlocutore dal direttore di un giornale e fa il nome di Gian Marco Chiocci.
Giuliano Longo