Regionali del Lazio, certi Zingaretti e la Lombardi. A destra si naviga nelle nebbie

0

Ormai è chiaro che il proporzionale alimenta la frammentazione politica con una miriadi di partitini che alla Camera vorrebbero superare il 3% dei consensi mentre al Senato si debbono coalizzare con una forza maggiore per superare la soglia dell’8%, ma le Regionali sono un maggioritario puro senza nemmeno il premio di maggioranza. Basta un voto in più a turno secco e cucchi la poltrona di presidente della Regione Lazio.

Eppure mentre i maggiori partiti fanno finta di volere una legge elettorale, come da tempo implora il presidente Mattarella, nel Lazio le coalizioni saranno inevitabili.

Certa e solida quella di Nicola Zingaretti, che contrariamente ai bronci del suo capo Renzi che pure anche dopo le elezioni si dovrà pure coalizzare con qualcuno (ammesso che il presidente della Repubblica non debba incaricare il nulla, cioè Di Maio) la sua coalizione l’ha già bell’e che pronta. 

Tanto che il suo vice Smeriglio giusto per evitare di mischiarsi con i più incalliti bersaniani/d’alemiani di Mpd, è diventato tutto arancione come l’ex sindaco di Milano Pisapia, che a quanto pare sarà il vero ‘federatore’ della sinistra sinistra, forse con  gli ex vendoliani di Sinistra Italiana, ma senza i comunisti duri e puri.

Che quella di Nicola non sia una via tutta in discesa lo dimostra lo stato rissoso, se non comatoso, del suo partito, il Pd, soprattutto a Roma mentre in regione le clientele dei vari senatori, deputati e consiglieri regionali reggono.

Ma si sa, è a Roma che si vince la partita della Regione perché qui ci sono i due terzi dell’elettorato.

I grillini pur fra qualche mal di pancia dei consiglieri regionali, punteranno sulla Zarina, la onorevole Lombardi un tempo tenace avversaria della Raggi, ma che in vista della doppietta  Campidoglio/ Cristoforo Colombo è diventata tutto zucchero con la sindaca. E poi? E poi decideranno (per finta) i mitici click delle regionarie dove qualche altro pellegrino/a farà finta di candidarsi tanto per salvare la faccia della inesistente democrazia interna del Movimento 5 Stelle. Un iscritto al blog del comico, un voto. Ma quando mai.

Per restare alle barzellette della politica regionale succede che l’eventuale candidatura del sindaco di Amatrice Pirozzi, prima venisse osteggiata dai Fratelli d’Italia e oggi da alcuni maggiorenti locali di Forza Italia i quali peraltro, come i Fratelloni della Meloni, non è che sino ad oggi abbiano tirato fuori dal cilindro qualche nome credibile per la corsa alle regionali.

Eppure il Pirozzi, che nel frattempo si occupa degli affari di Amatrice, che non sono uno scherzo e si appresta a dare alle stampe un suo libro documento, sarebbe tanto ben visto dal Cavaliere Risorto e dal Salvini Furioso, ma anche da Matteo Renzi che pure un seggio alla Camera ( e qualcosa di più) gliel’ha offerto.

Ne sia prova che il Sergio di Amatrice i piccoli (anche se oggi al plasma) schermi continua a bucarli  anche dalle reti del Biscione dove non manca mai.

In  verità se qualche idea per la presidenza il Pirozzi ce l’aveva, pensava ad una lista civica che poteva evitargli  defatiganti trattative per liste e poltrone, ma se si connotasse come candidato del centro destra tout court i conti con tutta quella galassia dovrebbe pure farli. 

Di qui questo continuo tira e molla di quei partiti del centro destra che magari convergeranno su di lui, ma voglio pesare prima che i giochi siano fatti.

Si dice che a Roma i conti si faranno dopo le regionali siciliane, che se vincesse l’uomo della Meloni, il candidato Musumeci, il peso specifico di quel 5% di consensi stimato per i Fratelli alle future politiche, potrebbe pesare di più. Soprattutto nella Capitale dove Giorgia alle Comunali si è portata a casa il 22% al primo turno.

Al momento  è ancora da vedere chi guiderà la danza: Giorgia, Il Cavaliere o Pirozzi?

A meno che i candidati per le regionali del Lazio finiscano per essere addirittura quattro, dei quali un civico e un destro,  e allora se la vedranno Zingaretti e la Lombardi la quale non è detto che finisca per pagare il prezzo della incompetenza della Raggi.

 Il primo test sarà il 5 novembre a Ostia dove manca ancora (ma magari lo decidono mentre scriviamo) il candidato del Pd e la cosiddette sinistra sinistra è già tutta schierata con l’ex prete Di Donno e la candidata dei Fratelli d’Italia  è ancora in forse.

Potenza del clero! Vuoi vedere che alla fine potrebbe farcela il civico De Donno? 

Giuliano Longo

È SUCCESSO OGGI...