Chikungunya, salgono a 47 i casi nel Lazio: è allerta

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“Sono 47 i casi accertati dal SERESMI (Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive) ad oggi di Chikungunya, 20 nuovi rispetto al bollettino rilasciato ieri. Di questi 20, 19 casi sono residenti o riportano un soggiorno nel Comune di Anzio e uno a Latina. È stato chiesto ai Comuni di procedere alla disinfestazione delle aree interessate”.

 

Lo comunica in una nota la Regione Lazio.

“Mentre aumentano i casi di Chikungunya, nel Lazio sono 47 in totale, è legittimo chiedersi se nella Capitale è stato effettuato un lavoro di programmazione in termini di prevenzione e se sono stati avviate per tempo le necessarie operazioni di disinfestazione”. E’ quanto dichiara in una nota l’ex Presidente dell’AMA, Piergiorgio Benvenuti. “Ad esempio l’Ama nel passato, mi riferisco al periodo 2011-2014, sotto la mia presidenza – quando la differenziata è passata dal 22 al 40% – il sistema di disinfestazioni veniva eseguito dalla società partecipata ‘Ama Soluzioni Integrate’, successivamente posta in liquidazione, che garantiva attività di igiene e sanificazione ambientale per conto di committenti sia pubblici che privati. Venivano eseguite, pertanto, disinfestazioni con particolare attenzione alle operazioni contro la zanzara tigre, la derattizzazione ed il diserbo. Per dare alcuni riferimenti, nel corso del 2011 gli interventi di sanificazione effettuati su l’intero territorio capitolino furono 12.500. Nell’anno successivo, il 2012, ad esempio, la campagna contro la zanzara tigre è stata avviata nel mese di maggio ed è proseguita sino al mese di novembre al fine di combattere le forme larvali di zanzara. Per intenderci, si procedeva con programmazione e non rincorrendo le emergenze dei singoli territorio di Roma in cerca di zanzare, un metodo quest’ultimo quasi inutile e estremamente dispendioso. Al fine di prevenire la diffusione delle zanzare vi erano in azione quotidianamente 12 squadre specializzate che hanno permesso di bonificare 350mila tombini con almeno quattro passaggi ognuno. Inoltre nei mesi di agosto e di settembre, quando la temperatura poteva far diffondere ancor di più le zanzare le unità in azione venivano incrementare a 30 unità impegnate giornalmente. Le zone a maggior rischio, secondo una rilevazione ‘storica’ del fenomeno, anche grazie al monitoraggio con sistema satellitare Gps e delle segnalazioni dei cittadini e dei Municipi ad un call-center Ama dedicato, venivano interessate dal trattamento larvicida, sia aree di proprietà comunale come strade, scuole, uffici, centri anziani, aree verdi, parchi pubblici urbani e suburbani, cimiteri, in tutti i luoghi dove vi era la presenza di tombini, manufatti fognari, piccole raccolte d’acqua, ristagni permanenti e fontane. I tombini bonificati venivano mappati con sistema satellitare Gps per monitorare in maniera adeguata i focolai larvali ed intervenire con precisione nelle zone di maggiore criticità. Vi era, quindi, un attento lavoro di pianificazione che si articolava e rimodulava ogni anno e con largo anticipo rispetto all’arrivo dell’estate, proprio per consentire di prevenire la diffusione della zanzara tigre e limitare il più possibile i disagi che questo fenomeno arreca e le ipotetiche diffusioni di malattie come sta accadendo in questo periodo anche a Roma. Si svolgevano inoltre, sempre con la società ‘Ama Soluzioni Integrate’ analoghe operazioni su siti privati a fronte di adeguati compensi, ben consapevoli che la collaborazione con i cittadini era di primaria rilevanza, quindi programmando anche campagne di comunicazione e informative adeguate. Anche questo servizio risulta ormai archiviato e sospeso come l’intera pianificazione di disinfestazioni che si svolgevano precedentemente. Interventi che, ovviamente, venivano effettuati nel rispetto e nella salvaguardia delle altre specie di insetti, con l’utilizzo di prodotti idonei e non inquinanti, non nocivi quindi per altre specie animali e per la salute dell’uomo. Perché oggi l’Ama e il Comune non sono in grado di mettere in campo questo tipo di programmazione? Un lavoro che ha dato i suoi frutti ma che è stato accantonato nei cassetti ed ora, di fronte ad un’emergenza tale, l’Amministrazione non sembra in grado di garantire adeguati interventi di prevenzione per contrastare e scongiurare la il fenomeno Chikungunya”.

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