Non ci interessa conoscere le motivazioni politiche che hanno indotto la sindaca Raggi a scrivere al Prefetto per bloccare il flusso migratorio, né quelle di Grillo che chiede l’immediata chiusura dei campi rom. Fatti loro, soprattutto dopo la botta subìta dai 5stelle alle amministrative, che non significa certo la demolizione di un movimento che cerca di acchiappare voti a destra e a sinistra senza una classe dirigente degna.
Ci interessano i numeri, quelli veri che costringono i cittadini a ragionare con il cervello e non con la pancia, per non dire di peggio. Visto che il flusso migratorio è un dato storico inarrestabile cui fa da pendant un ulteriore lieve calo della popolazione in Italia, confermato dagli ultimi dati Istat, non saranno certo la modestissima Raggi ed il ringhiante Grillo ad erigere muri o reticolati come Urban in Ungheria.
Per restare a casa nostra secondo le previsioni, la regione Lazio che già offre ospitalità a più di 14mila migranti, dovrebbe ospitarne entro dicembre altri 17mila e secondo altre stime almeno 20mila. Meno del 10% del flusso migratorio totale nel nostro Paese. Metà di questi dovrebbero confluire a Roma e in provincia, dove esistono 78 centri d’accoglienza.
A tutt’oggi sono circa 9mila i rifugiati assistiti da Prefettura e Comune, ma nei palazzi occupati e nelle tendopoli ce ne sono quasi 5mila. Per quanto riguarda i ‘regolari’ si tratta di migranti richiedenti asilo che hanno ottenuto l’accesso ai servizi di accoglienza della Prefettura e del Comune. Tuttavia si stima che potrebbero essere altrettanti i clandestini, identificati e non, che anche da anni trovano rifugio in palazzi occupati. Sempre controllati dalle forze dell’ordine ma in ogni caso abusivi. E sono prevalentemente questi casi di degrado ad alimentare una percezione devastante da parte dei cittadini.
Tanto per fare degli esempi si segnalano i casi completamente abusivi di via di Vannina, a Tor Cervara, dove sono stati identificati 250 immigrati sconosciuti. A Roma ci sono edifici occupati da 700-800 persone, come il Salaam Palace, ex palazzo dell’università di Tor Vergata, oppure via Collatina 385, via Curtatone, la tendopoli dell’ex Baobab nei pressi della stazione Tiburtina con 18 operazioni di sgombero nel giro di pochi mesi.
Il piano Anci, stipulato nel luglio 2014 fra sindaci e ministero dell’Interno, prevede che ogni regione accoglierà una percentuale di migranti pari alla quota di accesso al Fondo nazionale per le politiche sociali, ma gli ultimi bandi della Prefettura per il reperimento di strutture d’accoglienza non hanno dato i risultati sperati e a fine maggio è partito un bando esplorativo per altri centri che dovrebbero accogliere 2.259 posti da luglio alla fine dell’anno, con l’esclusione dei comuni di Allumiere, Anzio, Ariccia, Capena, Castelnuovo di Porto, Ciciliano, Colleferro, Fiano Romano, Gerano, Marcellina, Marino, Morlupo, Nerola, Nettuno, Pisoniano, Pomezia, Rocca di Papa, San Vito Romano, Subiaco, Tivoli e Tolfa.
Per quanto riguarda i nomadi l’ultimo censimento del comune realizzato dalla Polizia locale nei campi ne ha contati 4.500, ma probabilmente fuori da questi ghetti ce n’è ancora qualche migliaio.
Lette così paiono cifre da bollettino di guerra, da invasione dei diversi, di quelli che vorremmo respingere chissà dove. Eppure la popolazione del Lazio conta 6 milioni di residenti di cui quasi 4milioni e 6oomila nell’area metropolitana di Roma. Ebbene, tanto per restare fuori dal coro delle stupidità ammettendo che in tutta la regione questi reietti a fine anno possano anche essere 30mila, si tratta sempre dello 0,5% della popolazione residente. Che semmai andrebbero aggiunti a quel 27% della popolazione a rischio di povertà nella nostra Regione, secondo le stime della Comunità di sant’Egidio.
Perché questo è il vero e grande problema sociale dell’Italia e del Lazio, l’impoverimento della popolazione dopo 8 anni di crisi economica. Gli immigrati che secondo Salvini è solo gente che cerca di star meglio in Italia rubandoci il lavoro e gli zingari che secondo Grillo girano quasi tutti in Porsche, divengono il pretesto di una guerra fra poveri che magari porta qualche voto, ma sicuramente molto astensionismo.
Giuliano Longo