Maurizio Falconi è il nuovo segretario del Pd a Cerveteri

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di ALBERTO SAVA

Il nuovo segretario del Pd di Cerveteri è Maurizio Falconi, il quale ha vinto con un significativo scarto in termini di consenso personale, tenuto conto della ristrettissima piattaforma elettorale.

Diversa nelle proporzioni è stata la conquista della maggioranza dei seggi nel direttivo del partito. La conta della notte, infatti, ha evidenziato che lo scarto tra vincitori e vinti è dato da un solo seggio. Non molto, sul piano matematico. Ma la politica non passa solo dalla conta aritmetica dei voti, ma anche dalla loro interpretazione.

Intanto, intorno a quel seggio di scarto in seno al direttivo, stanno già danzando sinuose odalische che presagiscono, auspicano, un immediato e repentino ribaltone, che doni l’istantaneo ristoro del commissariamento alla delusione per una sconfitta, considerata, erroneamente, inaspettata. La sconfitta era invece annunciata, figlia di quell’ingiustificato senso di superiorità antropologica, instillato ad arte da opachi consiglieri.

Tornando al direttivo, data la ristrettezza della piattaforma, quel seggio non vale solo uno, ma rappresenta la ‘golden share’, anzi la mitica ‘numero uno’ di Zio Paperone, posta sotto una teca illuminata, in cima ad un piedistallo, sotto gli occhi del mondo. In una situazione del genere, sotto una luce così accecante, le odalische dovranno danzare molto, e molto a lungo, per convincere chicchessia ad un cambio di fronte talmente sfacciato da essere marchiato a vita, politica si intende, come inaffidabile voltagabbana. Al momento la golden share è saldamente nelle mani di Maurizio Falconi, il quale ha ben chiara la situazione. “Il congresso è vinto, ora bisogna lavorare per l’unità del partito – dichiara il neo segretario – ed il primo obiettivo sono le primarie aperte. L’ho annunciato nella parte centrale del mio intervento congressuale: se saranno poi primarie del Pd o di coalizione questo le vedremo nelle prossime settimane.”

L’elezione di Falconi è stata possibile anche per l’apporto dei voti della lista di Franco Caucci, che nel nuovo direttivo di circolo può contare su tre seggi. A proposito di Caucci, per amore di verità è da sottolineare, seppure a cose ormai fatte, come sia falsa ed irrispettosa la notizia, diffusa nelle ore a ridosso del congresso, del suo appoggio dell’ultima ora a Falconi. In realtà, già il primo febbraio Caucci ha incontrato una delegazione del gruppo Unidem, giorno in cui fu firmata ufficialmente la convergenza della sua lista sul neo segretario. Ecco, piaccia o no alle odalische in cerca di ‘anelli deboli’, Caucci ha correttamente siglato un accordo politico, inattaccabile e trasparente nei contenuti, nei modi e nei tempi.

Tonando alle probabili primarie in vista delle prossime elezioni, il candidato sindaco indicato dalla componente del neo segretario è Pietro Tidei, figura politica del territorio di grandissima esperienza, che abbiamo sentito subito dopo la vittoria di Falconi: “L’elezione di Maurizio Falconi quale segretario del Pd è importante, ma deve essere considerato solo il primo tassello del cammino necessario verso l’unità del partito, unica strada possibile per riportare il Pd alla guida di Cerveteri”.

Nel nostro precedente articolo sul congresso a Cerveteri, chiedevamo: il voto di domenica 5 febbraio serve solo per eleggere il nuovo segretario del circolo cittadino, oppure è anche una tappa strategica della campagna elettorale, per l’indirizzo della nuova consiliatura, che nascerà la prossima primavera? La risposta è uscita dalle urne. Archiviata la fase congressuale, il destino del circolo del Pd ceretano è ritornato di nuovo nelle mani dei dirigenti locali, che ora possono decidere di cercare con intelligenza la coesione del direttivo e trasformarlo in una sorta di viatico verso l’affermazione elettorale, oppure restare paralizzati nella palude delle reciproche debolezze, per fare la fine ingloriosa del polverizzato centrodestra cerveterano, che alla vigilia delle imminenti elezioni si è prodotto in performances terrificanti, che vanno dall’annuncio di candidati alla carica di sindaco che si ritirano al primo stormir di fronda, alla capricciosa riproposizione di minestre riscaldate, e mai gradite dagli elettori, per finire con il varo di liste da portare in dote impacchettate e infiocchettate al sindaco uscente, ovviamente di sinistra.

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