Tra Pietro Spirito e Stefano Esposito vecchie ruggini o diverse strategie?

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La polemica più o meno sotterranea fra l’ex Direttore Centrale Operazioni di ATAC, Pietro Spirito e il senatore Stefano Esposito per qualche mese assessore capitolino, ha avuto mercoledì esiti imprevedibili. Infatti  il senatore Dem, a suo tempo etichettato fra i ‘giovani turchi’ di Matteo Orfini,  ha votato no con l’opposizione sul  al parere consultivo, richiesto dal Ministro dei Trasporti Graziano Del Rio, per la nomina di  Pietro Spirito nella carica Presidente dell’Autorità Portuale di Napoli.  Governo per ora battuto 1 a 0.

Pesanti le motivazioni  del senatore in una sua intervista al Mattino: «Basta leggere l’articolo di Bonini su La Repubblica, in cui si racconta dei rapporti tra Bisignani e Atac». E aggiunge entrando nel dettaglio: «Sono circostanze che, da assessore del Comune di Roma, ho potuto riscontrare nella gestione diAtac: è singolare che proprio mentre l’azienda licenziava un dirigente, testimone chiave della Procura nell’indagine sui biglietti clonati, ne promuovesse altri, tra cui appunto Spirito, su indicazione di Bisignani. Non lo dico io, ci sono le intercettazioni telefoniche». Accuse che trovano solo parziale riscontro nell’articolo a firma di Carlo Bonini e Daniele Autieri a cui fa riferimento il senatore.

ALLE ORIGINI DELLO SCONTRO

E’ noto che il contrasto tra Esposito e Pietro Spirito inizia quando il senatore diviene assessore nella giunta di Ignazio Marino il quale si era anche avvalso anche di Spirito per redarre il suo programma elettorale sui trasporti. Ma quando il senatore arriva in Campidoglio fra le prime accuse mosse ci fu quella relativa allo stipendio di Spirito, pari a 100.000 euro in part time con l’Interporto di Bologna e 320.000 euro all’anno a tempo pieno. «Ci sono tre dirigenti che non fanno bene il loro lavoro e non si capisce perché stanno ancora al loro posto – affermò Esposito – Hanno anche scritto su Facebook commenti insultanti nei miei confronti. Uno si chiama Pietro Spirito, potentissimo dirigente. Pare che sia in part-time a 100mila euro l’anno, va in azienda un giorno a settimana, gli altri li passa a Bologna dove è presidente dell’Interporto. Questa è l’idea di come si sta in Atac. La domanda che mi faccio è perché deve mantenere il posto in Atac se è presidente Interporto? Però si permette di pontificare su Facebook sulle responsabilità della politica. La responsabilità della politica infatti c’è, è quella di mantenerlo ancora al suo posto».

ACCUSE PESANTI SU SPIRITO

Accuse pesanti, cui Spirito rispose: «Sono 25 anni che mi occupo di trasporti, la mia carriera è trasparente, le mie competenze sono sotto la luce del sole. L’idea di essere giudicato incompetente significa non aver letto neanche il mio curriculum. Esposito dice che lavoro per Atac solo un giorno a settimana? Non è esatto. Io ho un contratto a tempo determinato con Atac, che fortunatamente scade a febbraio 2016. In questi 5 anni in Atac è come essere stato in trincea nel Vietnam. Purtroppo queste aziende, come ha detto Raffaele Cantone, sono state saccheggiate dalla politica e io da professionista mi sono trovato dentro questo sistema, che ho combattuto con tutte le mie energie. Essendo il mio contratto in scadenza a febbraio 2016, ho presentato domanda con bando pubblico all’Interporto di Bologna e sono stato selezionato come Presidente. Ho presentato le mie dimissioni all’allora Presidente di Atac Micheli, che mi ha chiesto di restare part-time fino alla fine del mio contratto».

SPIRITO IRONIZZA SU ESPOSITO

Polemica che anticipa i contenuti del  libro ‘Trasportopoli’ dove fra l’altro il senatore viene definito  ironicamente “cultore della materia” del trasporto pubblico che viene accusato di aver rallentato la firma del nuovo contratto di servizio tra ATAC e Comune di Roma. Con il risultato di  « fermare la gara per il leasing operativo» dei nuovi bus che Esposito voleva fosse  un “full leasing”, compreso quindi di manutenzione, contro il parere dell’azienda. In mancanza del contratto di servizio la gara andò deserta.
Un dettaglio se volete, ma la domanda è altra: può un caso di evidente antipatia personale mettere in discussione la scelta del ministro Del Rio e del Governo sul nome del nuovo presidente della Port Authority di Napoli? Certo, il senatore ha un temperamento focoso e qualche problema lo ha avuto perdendo anche una causa civile con l’ex magistrato Livio Pepino e un processo penale (in primo grado) per alcune sue affermazioni sui No Tav. Ma è proprio con le imprese che si accingono realizzare la grande opera in Val Susa che il senatore non ha mai negato i suoi rapporti più che leciti. Rapporti che avevano portato a una polemica mediatica contro di lui per le  intercettazioni dalle quali emergeva il suo nome come referente politico di alcuni imprenditori, di cui uno coinvolto in vicende giudiziarie.

LA REPLICA DI ESPOSITO

Esposito aveva rivendicato il suo operato: «Nonostante tutto questi non sono mafiosi, e non perché lo dico io, ma perché lo certifica la procura di Torino che non ha indagato nessuno per reati del genere. Io li ho difesi su questo versante e continuerò a farlo. Hanno altri conti con la giustizia. Quando venne da me, sapevo che Lazzaro era stato coinvolto in ‘Asfaltopoli’, ma è un’altra cosa». Alla luce di queste, ripetiamo, lecite liason  sorge il dubbio che sia banale parlare di ‘antipatia’ fra il Senatore e Spirito, quando probabilmente si tratta  di diversi orientamenti strategici su tutto l’assetto dei trasporti nazionali, senza dimenticare che Esposito è vice presidente della commissione trasporti del Senato. Spetta al Governo l’ultima parola e non è detto che il senatore la spunti.
François de Quengo
de Tonquédec
Giuliano Longo

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