Giachetti: Roma e i “100 giorni senza idee”

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Con Mazzillo al Bilancio e Colomban alle partecipate dopo più di tre mesi di sofferta e contrastata ricerca, Virginia Raggi mette la parola fine alla composizione della sua giunta, anche se manca ancora la nomina del capo di gabinetto quella del presidente di Ama e del Dg di Atac. Che non sono propio bazzecole, che non impediscono a Virginia di rilasciare una intervista all’unico giornale amico, Il Fatto Quotidiano di Travaglio. Comunque di qui a ritenere che la sindaca abbia perso notevoli consensi fra i cittadini potrebbe essere temerario di certo e , pur con tutte le cautele che meritano i sondaggi, c’è che i due terzi dei romani sarebbero stati favorevoli alle Olimpiadi per non parlare del popolo della provincia di Roma e di quello della regione Lazio. E’ andata così.
Intanto il Pd superato lo chock della sconfitta elettorale tenta di riprendere le fila di una opposizione sino ad oggi non molto efficace. Per questo Roberto Giachetti ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori al cinema Adriano per l’iniziativa dal significativo titolo ”In 100 giorni si poteva fare”. Cento giorni senza idee e con la città paralizzata, questa  la principale accusa lanciata  alla  Raggi nel cinema di Prati dove fra gli altri sono intervenuti l’ex di Dg di Atac, Marco Rettighieri,  l’ex assessore alla legalità Alfonso Sabella e l’assessore a suo tempo proposto da Giachetti, Livia Turco.  «Questo incontro- ha detto Giachetti- nasce perchè la città è paralizzata. Non solo perchè non ci sono le persone in organico, ma perché mancano anche anche le idee per il futuro della città». Per questo il Pd “forza costruttiva”,  cercherà «di rifornire l’assenza totale di idee con quelle che noi abbiamo costruito come soluzioni per i primi 100 giorni». Noi- ha aggiunto- «abbiamo detto fin da subito che per rimettere in moto Roma bisognava aggredire immediatamente e riorganizzare la macchina amministrativa. Invece qui non abbiamo nemmeno un capo di Gabinetto. Già questo potrebbe bastare». Inoltre langue il decentramento dei municipi, mentre continuano a proliferare le buche senza  «un intervento straordinario di manutenzione della città» anzi «c’è stato spiegato che non si facevano le Olimpiadi perchè bisognava fare le cose quotidiane. Ma qui non si fanno ne’ le une ne’ le altre». Se invece fosse stato eletto, Giachetti aveva  un programma per i primi 100giorni e ciascun assessore da lui indicato aveva spiegato cosa avrebbe fatto. «Eravamo un gruppo ed una squadra con un’idea chiara di cosa fosse necessario per Roma nei primi 100 giorni e non solo.» Oggi invece anche l’attività dell’Aula Giulio Cesare langue e risulta difficile fare opposizione «perché in Assemblea sono arrivate finora due delibere. La paralisi paralizza tutti, anche noi, perché puoi opporti a qualcosa che c’è, ma se non c’è nulla è difficile».
A margine dell’evento, parlando con i giornalisti, Giachetti  affronta la polemica sull’assessora Muraro indagata dalla Procura. «Prima ci avevano spiegato che le persone non solo indagate, ma anche solo intercettate ancorché senza avviso di garanzia, non avrebbero mai potuto partecipare a una giunta, perché erano unte dalla disgrazia. Questo è stato già sfatato, perché ci sono assessori indagati che continuano a fare gli assessori e anzi vengono difesi dalla sindaca e dal M5s». In ogni caso  per la Muraro «ho sempre pensato che ci fosse un problema di conflitto di interessi».
Quanto all’intervista della sindaca che denuncia la sparizione di fascicoli nei municipi, Giachetti attacca «vorrei che la Raggi invece di fare dichiarazioni di questo tipo ci dicesse cosa intende fare per Roma. Qui non è che spariscono i faldoni, qui spariscono gli assessori, i capi di gabinetto, le delibere, sparisce tutto perché loro li fanno sparire. Quindi più che preoccuparsi dei faldoni, Raggi si occupasse dei pedoni».
Dura anche la critica dell’ex dg di Atac Marco Rettighieri. «I 150 nuovi autobus che sono stati annunciati – dice- li abbiamo fortemente voluti con l’allora amministratore unico di Atac Brandolese e portano la firma sua e mia. Non è merito di nessuno se non nostro». E aggiunge «ho dato io le dimissioni, non sono stato dimissionato  perché non c’era la sintonia che ci sarebbe stata invece con Giachetti sindaco. Da persona seria ho detto che non avevo la possibilità di continuare, non avevo le mani libere perché fortemente interferito da altro tipo di poteri e non avevo finanziamenti certi. Ho dato perciò le dimissioni insieme a Brandolese, non sapendo che nella stessa giornata si sarebbero dimessi anche Minenna (Bilancio) e Raineri (capo di Gabinetto) e poi anche Solidoro (Ad di Ama)».
Fra gli altri Sabella ha spiegato che  «sarebbero bastati meno di cento giorni per fare tante cose». Innanzitutto la centrale unica di committenza e l’accentramento  in un’unica struttura delle  migliori professionalità in accordo con Anac. La centrale è pronta «ma quella ‘monoposto’ – ha detto ancora – la stiamo tenendo in garage. Non so perchè, non so se riguarda i poteri forti che non conosco. Io, da ex ‘sbirro’, penso che controllare una sola struttura sia più facile. Con la centrale unica avremmo subito avviato il primo grande appalto sulle manutenzioni, quadriennale». Inoltre  «i piani anticorruzione, così come sono strutturati, sono acqua fresca. Quello che ho trovato (da assessore della giunta Marino, ndr)  non era neanche male, ma manca la competenza delle persone che sono chiamate a vigilare». Sulla trasparenza occorre la separazione tra indirizzo politico e azione amministrativa. «Facciamo la radiografia ai funzionari, voglio sapere se un dirigente gira in Ferrari o con la Duna, non il suo stipendio». Infine sulle cooperative sociali penalizzate dall’inchiesta su mafia capitale «avremmo fatto un regolamento sui beni confiscati. Le cooperative sociali di tipo B sono le vittime di Mafia Capitale, avevo pronta una bozza di decreto per ridare slancio alle cooperative sociali, fare una White list. Ora penso sia in qualche scatolone» ha concluso Sabella.
Giuliano Longo

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