Sarà pure un miracolo, come ha affermato Deborah Serracchiani vice segretaria del Pd di collaudata fede renziana, che Bobo Giachetti arrivi al ballottaggio con quasi 10 punti di svantaggio sulla pentastellata Virginia Raggi, ma a recuperarli sarà davvero dura con un partito penalizzato in lista con il 17%.
Pare quasi che il lieve aumento dei votanti registrato a Roma rispetto al 2013, abbia incitato qualche migliaia di elettori a votare Virginia che in voti reali ne ha incassati 100mila in più del partito di Renzi. Come prevedibile la grillina ha rastrellato consensi dalle periferie dove in molti casi ha doppiato il Pd che in molte zone era superato anche da Giorgia Meloni. L’urlo delle Periferie, se dovessimo usare un titolo cinematografico.
Un urlo che mette in crisi anche i Municipi dove si andrà all’imprevedibile ballottaggio prevalentemente con i 5stelle. Fassina, come Giraudo a Torino, delude, ma anche i voti di Sinistra italiana e Sel non sarebbero stati sufficienti a mettere in sicurezza le chance di Bobo, anche se dove la sinistra è andata unita ha ottenuto buoni risultati. Al contrario di quanto è accaduto quando ha accettato aiuto dagli uomini di Denis Verdini, un vero e proprio disastro, come dire che il cosiddetto Partito della Nazione spostato al centro non pare sia molto gradito agli elettori, almeno nei comuni dove l’esperimento si è tentato.
La destra tout court a Roma, e solo a Roma, è ancora molto forte anche senza il 3% schiodato dalla Lega Nord nella Capitale. Coagulo di un neofascismo ringiovanito, lepennista che può fare tranquillamente a meno dei voti di Berlusconi, con Forza Italia ai minimi storici qui da noi. Un Cavaliere che con tutte le sue titubanze e oscillazioni ha probabilmente penalizzato lo stesso Alfio Marchini che con l’ 11% ha di poco superato il suo risultato del 2013. Ci sarà tempo per una analisi aggregata dei risultati soprattutto nelle nostra provincia fra un proliferare di liste civiche, ma dove i “pentastellati” cominciano a sfondare un po ovunque.
Tuttavia è ormai chiaro che il paradigma della politica del secolo scorso in soli 10 anni è profondamente mutato demolendo il sogno veltroniano di un bipolarismo all’americana. I poli a Roma sono ormai nettamente tre con uno completamente nuovo che dopo il ballottaggio si appresterebbe a governare. Certamente, fra lo scetticismo diffuso degli altri che li giudicano dei parvenu impreparati a gestire la complessità della Capitale. Ma a questo punto c’è da chiedersi se lo fossero preparati Ignazio Marino e quel Pd che lo ha fatto eleggere. Un sindaco che il consenso dei romani l’aveva perso ben prima di mafia capitale.
Giuliano Longo