Elezioni, le tre poltrone libere della giunta Giachetti si giocano al ballottaggio

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Nello scorrere i commenti dei giornali sulla squadra presentata da Giachetti, serpeggiava un dubbio: perché Bobo ne ha scelti nove, sei donne e tre uomini, quando gli assessori dovrebbero essere almeno 12? Esclusa la possibilità che un Giachetti vittorioso intenda restringere la sua giunta risparmiando qualcosina, vorremmo formulare alcune ipotesi.
GLI SCENARI POSSIBILI – La prima è che il candidato a sindaco del Pd si voglia tenere qualche grosso nome di scorta da sparare proprio sotto il ballottaggio per annichilire Virginia Raggi che al momento procede in tutta tranquillità verso la presunta vittoria, almeno al primo turno. La seconda ipotesi, la più stuzzicante, è che il mite Bobo, come lo vorrebbe qualche commentatore, invece nient’affatto sprovveduto, metta sul piatto le tre poltrone libere per i suoi possibili alleati al ballottaggio. Quasi come un riflesso condizionato (vedi cane di Pavlov) il pensiero va a Sel/Sinistra Italiana che al primo turno veniva accreditata dai sondaggi al 6/7%. E’ noto che sull’alleanza con il Pd nella gauche de gauche fu scontro fra i sinistri duri/puri e i collaborazionisti ben prima della presentazione delle liste. In fondo il teorema era semplice: se con il Pd abbiamo sempre governato e se addirittura Smeriglio è il vice di Zingaretti, pensavano i collaborazionisti, perché non apparentarsi con i cugini già al primo turno? La polemica interna era riesplosa ferocemente quando il Tar bocciò le liste di Fassina. Se la decisione del Consiglio di Stato di riammettere le liste fece tirare a Stefano un sospiro di sollievo, c’è fra i compagni chi ancora pensa “ci rivedremo a Filippi” ovvero al ballottaggio dove occorrerà pur fare una scelta. Scelta sulla quale Fassina è a dir poco tetragono: non appoggeremo mai il partito di Renzi!  Ma… ma in politica non si sa mai. In fondo quel 2/3% di consensi che si spostasse sul Pd, come fisiologicamente previsto, potrebbero fare la differenza fra la vittoria e la sconfitta di Bobo. Eccole lì allora le poltroncine premio disponibili, magari scegliendo cosiddette figure di sinistra, ma “di alto profilo” e non i soliti politici di professione da anni. Eppure c’è una terza ipotesi non del tutto peregrina. Una soluzione più centrista che magari soddisferebbe i verdiniani ormai organici alleati di Renzi.
LA SORPRESA MARCHINI – Parliamo di  una contrattazione sottobanco con lo stesso Marchini che prima dell’abbraccio mortale di Berlusconi e i bacetti di Storace e Alessandra Mussolini, di qualche simpatia a sinistra godeva e pure molto autorevole. E allora perché non lasciare anche ad Alfio qualche posto a tavola? Naturalmente, come al solito saremo tacciati di “fantasiose ricostruzioni giornalistiche”, ma fino a qualche anno fa chi avrebbe mai pensato che dopo Alfano, anche con Verdini rimanesse fulminato sulla via del leader unico? Naturalmente i conti verrebbero fatti senza l’oste, anzi l’ostessa, che in questo caso è la Raggi. Per non parlare  dall’altro convitato di pietra rappresentato dall’astensionismo. Ma la politica oggi è fantasia creativa nella convinzione che le antiche distinzioni, destra sinistra e centro, siano un retaggio obsoleto del secolo scorso. Oggi conta vincere.
Giuliano Longo

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