Oggi dalle ore 7.00 alle ore 23.00 si svolgeranno le consultazioni elettorali per il referendum popolare abrogativo, previsto dall’art. 75 della Costituzione, relativo alle trivellazioni in mare. Il corpo elettorale, ripartito negli 8.000 Comuni e nelle 61.562 sezioni elettorali del territorio nazionale, è pari a 46.732.590 elettori, di cui 22.465.001 maschi e 24.267.589 femmine. A questi elettori vanno aggiunti i 3.898.778 elettori residenti all’estero, di cui 2.029.303 maschi e 1.869.475 femmine, per i quali la modalità ordinaria di espressione del voto è quella per corrispondenza. Tali dati si riferiscono al 15° giorno antecedente alle consultazioni. Il Viminale ricorda che gli elettori, per poter esercitare il diritto di voto, presso l”ufficio elettorale di sezione nelle cui liste risultano iscritti, dovranno esibire, oltre ad un documento di identità, la tessera elettorale personale a carattere permanente. Qualora non si rinvenga la propria tessera elettorale o si rilevi che gli spazi per l’apposizione del timbro sono esauriti, si potrà chiedere una nuova tessera agli uffici comunali che, a tal fine, assicureranno l’apertura al pubblico nelle giornate di venerdì 15 e sabato 16 aprile, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, mentre domenica, giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di voto (dalle ore 7.00 alle ore 23.00). Lo scrutinio dei voti inizierà nella stessa giornata di domenica, subito dopo la chiusura delle votazioni ed appena ultimate le operazioni preliminari allo scrutinio stesso. I risultati degli scrutini saranno pubblicati sul sito internet del Ministero dell’Interno www.interno.gov.it.
Alla vigilia del voto infuria la polemica nel Pd per il “consiglio” del premier Renzi di non andare a votare. Si teme dunque un forte astensionismo. A essere preoccupati sono per primi i lavoratori.
Per una scelta responsabile sul referendum sulle trivelle l’Ugo Chimici invita a tenere in considerazione il futuro dei circa 20.000 lavoratori, fra diretti e indiretti, impiegati negli impianti di estrazione, i riflessi del voto sull’autonomia energetica e sulla fiscalità. Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, spiegando che «il nostro sindacato è convinto che la strada da seguire per promuovere un’efficace politica energetica nazionale sia quella di puntare alle rinnovabili incrementando gli investimenti strutturali nel settore, e l’Ugl Chimici sta sostenendo attivamente questa strada attraverso accordi di riconversione dei siti come quelli sulle bioraffinerie di Gela e di Porto Torres. La vittoria del sì al referendum – prosegue – comporterebbe il blocco delle concessioni di impianti attualmente operativi, con migliaia di addetti e nel pieno rispetto delle norme sulla tutela dell’ambiente e sulla sicurezza, mentre nessun effetto si avrebbe invece su nuove esplorazioni e trivellazioni, che la legge già vieta. In ogni caso, la maggior parte degli impianti coinvolti dal referendum è dedicata all’estrazione di gas naturale, che rappresenta una delle fonti energetiche più ‘“pulite”. Infine, al blocco delle concessioni – conclude il sindacalista – si accompagnerebbe l”aumento della dipendenza del nostro Paese dalle risorse energetiche estere e la riduzione delle royalties pagate a favore di enti locali e Stato».
C’è poi chi non andrà a votare per altre ragioni più tecniche. «Confermo che, a mio avviso, il referendum è sbagliato». Lo dice Daniele Capezzone, deputato Conservatori e Riformisti. «L’intero pacchetto di quesiti concepito dalle Regioni era sin dall’inizio anti-sviluppo, anti-indipendenza energetica del Paese, e tutta la campagna è stata segnata da toni fanatici, apocalittici, propri di quella che è bene iniziare a chiamare “sinistra regressista” o “sinistra reazionaria”. Risultato finale? A festeggiare, in caso di successo referendario, erano/sono/saranno saranno solo i Paesi (Russia, Algeria, ecc) da cui acquisteremo ancora più petrolio e gas».