Amianto, è ancora killer nelle scuole di Roma e provincia

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Amianto nelle scuole, ma anche in tantissimi altri edifici a Roma e Lazio: materiali cancerogeni e fuorilegge che per essere bonificati potrebbero chiedere, ai ritmi odierni anche 50 anni di lavoro. Nelle scuole della nostra regione i principali imputati si chiamano cassoni idrici, tubazioni e lastre di coperture: strutture piene di amianto, presenze silenziose e pericolosissime che rimangono all’interno delle scuole della nostra regione.

Uno studio aggiornato sul tema della presenza dell’amianto nelle scuole è stato pubblicato pochi giorni fa dall’Inail e ha svelato che le nostre scuole rimangono fortemente infestate da materiali pericolosi. Pur essendo stato messo al bando nel 1992 (e le dismissioni di amianto avviate da più di venti anni) il minerale cancerogeno a lungo impiegato nell’edilizia è rimasto “incastrato” nelle costruzioni scolastiche di tutta la Regione, molte delle quali costruite negli anni tra i ’60 e gli ’80 del secolo scorso quando scoppiò il boom demografico.
Solo nella Provincia di Roma sono stati presi in considerazione 1.548 istituti comprensivi (secondo i dati forniti dall’Ufficio scolastico regionale) divisi in 407 scuole statali, 529 comunali e 612 paritaria, per un totale di 2.530 edifici diversi nei quali sono suddivisi i vari plessi scolastici.

Stando ai dati pubblicati da Inail e alle risposte dei dirigenti scolastici ai questionari inviati lo studio (realizzato in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità e Centro Regionale Amianto della Asl di Viterbo) ha visto nella sola provincia di Roma un totale di 785 scuole (756 statali, 28 comunali e 1 comunale) che hanno risposto alle richieste dell’Istituto per gli infortuni sul lavoro. In in 47 casi le scuole statali hanno dichiarato spontaneamente la presenza di amianto, mentre altre 118 scuole statali hanno potuto riscontrare la presenza del minerale tossico (112 con presenza accertata e 6 con presenza “presunta”) a seguito della richiesta di un sopralluogo a identificazione visiva dei tecnici.

Le parti degli edifici in cui sono stati ritrovati amianto e materiali affini sono generalmente i “cassoni idrici in disuso presenti in locali non accessibili agli studenti; la pavimentazione in vinil-amianto presente nelle aule, corridoi, mense e palestre e  le coperture in cemento amianto”. Quanto ai casi “presunti” le ipotesi riguardano tubi, caldaie, serbatoi, condutture, canne fumarie “trovati in edifici costruiti prima degli anni ’80. Il termine presunto – spiega lo studio Inail – è chiaramente introdotto poiché molti di questi materiali, essendo molto spesso non accessibili, non sono stati campionati e analizzati per verificare la presenza di amianto”.

In media, a livello nazionale, è stata riscontrata una presenza di amianto nel 15 per cento delle scuole monitorate: se, come ricorda anche Inail, “la mera presenza di amianto in un edificio non corrisponde necessariamente ad un rischio concreto per la salute” va anche considerato come in passato il diffuso apprezzamento per l’amianto abbia spinto a utilizzarlo nelle forme più diverse e quindi anche per pavimenti “realizzati con piastrelle viniliche contenenti fibre di amianto, che sono risultati al sopralluogo, spesso in cattive condizioni “.

In questo senso lo stesso Inail ha ricordato che”le fibre sono inglobate nella matrice plastica delle piastrelle ed il rilascio in aria è molto poco probabile” ma anche che “sovente le piastrelle risultano installate con l’utilizzo di collanti con amianto ed il problema nasce quando la piastrella si stacca; in tali casi la pavimentazione va restaurata quanto prima ed il pavimento con le piastrelle mancanti deve essere confinato, a meno che non si abbiano riscontri analitici negativi per la presenza di amianto in tali materiali”.

Stando ai riscontri finora ottenuti nel Lazio le indagini sulla presenza dell’amianto devono proseguire per accertare la reale presenza di questa sostanza nella vita di tutti i giorni: se ad oggi infatti le stime più recenti sulla presenza di amianto ancora in uso, spiega Inail, “descrivono una quantità superiore a 700.000 mila tonnellate” e se si considera che ogni anno nel Lazio (negli ultimi dieci anni) sono stati ottenute 10.000 tonnellate di rifiuti di amianto proveniente da bonifiche per rimozione “si può facilmente prevedere  – sottolinea Inail – che se non ci sarà un’accelerazione nel processo di dismissione, dovremo attrezzarci per almeno altri 50 anni ad una convivenza con tale problema”.

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