E’ stata quella del direttore del personale Giuseppe Depaoli la prima testa eccellente a cadere sotto la mannaia del nuovo direttore generale di Atac Marco Rettighieri. Depaoli, ex Alitalia e fedelissimo dell’ex assessore alla mobilità Guido Improta, era già stato messo sotto tiro dall’ultimo assessore, il senatore torinese Stefano Esposito che aveva annunciato un dossier sulle azioni del Depaoli pubblicamente attaccato.
Questo licenziamento appare solo il primo passo di Rettighieri per quel ribaltamento della macrostruttura Atac che prevede l’uscita di almeno altri 10 dirigenti. Venerdì il dg e l’amministratore unico Armando Brandolese hanno incontrato i sindacati e hanno parlato a una nuova «linea di comando corta». Ma le feroci accuse di Esposito al malgoverno almeno decennale di Atac, trovano conferma anche nella conclusione, dopo tre anni, della indagine sulle consulenze ‘facili’ di Atac. Una vicenda per la quale l’ex amministratore delegato Gioacchino Gabbuti, il direttore generale Antonio Cassano e Mauro Anselmi, membro del collegio sindacale, hanno già ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini per peculato.
Secondo le ipotesi della procura, i tre «si appropriavano della somma di 1.062.000 euro stipulando contratti di affidamento di consulenza e disponendo ordini di acquisto per attività di mera facciata». Tutto «in ragione dei ruoli effettivi, dei poteri e delle cariche rispettivamente rivestite all’interno.» Per capire meglio di quali poteri si tratti va ricordato che Gabbuti era stato amministratore delegato di Atac spa dal 2005 al 2009 per poi ricoprire lo stesso ruolo in Atac Patrimonio srl fino al 2013. Antonio Cassano, direttore operativo prima e direttore generale di Atac spa sino alla fine del 2013, era anche lui considerato un manager in quota alla sinistra. Tanto per darsi un’idea dei ‘valori’ in campo, Gabbuti nel 2012 dichiarava al Fisco quasi 700mila euro ricevuti dall’azienda e dalle sue controllate. Cassano, invece, “solo” 300mila, ma per andarsene voleva un milione. Esclusi ovviamente i conti correnti a San Marino di cui è scritto nelle carte della indagine.
Quale sia stata l’effettiva buonuscita dei due non è dato sapere, ma siamo certi che nonostante le vicissitudini giudiziarie non stiano morendo di fame. Come non moriranno di fame i dirigenti che Rettighieri si appresta a licenziare perché nel vorticoso giro di incarichi e direzioni c’è da chiedersi (anzi lo chiediamo esplicitamente) quanti milioni Atac abbia sborsato per liquidazioni e buonuscite più o meno patteggiate dal 2008 ad oggi. Giriamo lo stesso quesito al senatore.
Il senatore ed ex assessore alla mobilità di Roma Stefano Esposito ha rilasciato le seguenti dichiarazioni in merito alla vicenda: “Sul passato mi auguro che la vicenda Gabbuti possa essere chiusa in tempi rapidi anche se credo che sia una parte delle ruberie che ci sono in Atac. Sulle laute liquidazioni fimo ad oggi si è fatto carne di porco, con Rettighieri sono certo che verrà dato il minimo contrattuale. Quando e se verrà riconosciuto“.