Le Iene Show, questa sera inchiesta di Luigi Pelazza sui “foreign fighters”

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Questa sera, lunedì 23 novembre in prima serata su Italia 1, appuntamento con “Le Iene show”. Conducono Ilary Blasi e Teo Mammucari, con le voci fuori campo del Trio Medusa.
Luigi Pelazza si reca in Kosovo, in particolare nella città di Kačanik, considerata uno dei maggiori centri per il reclutamento di foreign fighters dell’Isis. La Iena incontra i familiari del leader jihadista Lavdrim Muhaxheri e i parenti di altri giovani partiti per la Siria con l’obiettivo di combattere la jihad. L’inviato raccoglie la testimonianza dell’Imam di Kačanik e quella di alcuni cittadini.
Estate 2015: l’Europa assiste alla più grande ondata migratoria dopo la Seconda Guerra Mondiale. Milioni di profughi hanno, infatti, attraversato con ogni mezzo il Mediterraneo e l’Italia per raggiungere Paesi più a Nord, come Francia e Germania. Proprio sulla tratta Verona-Monaco, Nina Palmieri incontra una famiglia di origine siriana in fuga dal proprio Paese da molto tempo. La madre Hajer, insieme ai due figli di 16 e 20 anni, spiega alla Iena l’odissea che li ha portati su quel convoglio. Dopo aver perso il marito – rapito e decapitato dai miliziani dell’Isis – e la loro casa ad Aleppo, la donna racconta di come i tre abbiano raggiunto Libano, Sudan, Egitto, Libia e, infine, l’Italia, con la speranza di raggiungere poi un campo profughi a Dortmund, sebbene derubati di soldi e documenti.
La Iena segue, quindi, il loro viaggio fino alla stazione di Rosenheim, dove la polizia tedesca, però, li obbliga a scendere per poterli schedare e poi inviare in un campo di accoglienza. L’inviata riesce comunque, in seguito, a rintracciarli, prima in un centro di accoglienza nei pressi di Amburgo, dove i tre hanno potuto chiedere asilo politico e, quindi a Kiel, dove ora all’intera famiglia è stata assegnata una casa, un sussidio minimo e l’opportunità di ricostruirsi una vita. Come si combatte l’Isis secondo i musulmani residenti in Italia? Enrico Lucci si è recato in alcune moschee e alla manifestazione nazionale delle comunità islamiche contro il terrorismo che si è svolta in questi giorni a Roma dopo gli attentati di Parigi.
A distanza di un anno dall’inchiesta di Nadia Toffa, la Guardia di Finanza ha aperto un’indagine nei confronti di sette dipendenti dello SNALS di Brescia (Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola) con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e appropriazione indebita. Insegnanti, dipendenti amministrativi e dirigenti della SNALS avrebbero usufruito di contributi pensionistici aggiuntivi non dovuti, stipulando, nei 12 mesi antecedenti alla pensione, contratti di collaborazione coordinata e continuativa, poi risultati inesistenti. Oltre al regolare stipendio, le persone indagate si sarebbero viste riconoscere una retribuzione aggiuntiva che oscillava tra i 2000 e i 4000 euro lordi mensili. Somme poi mai corrisposte, ma sulla base delle quali avrebbero maturato la possibilità di ricevere una quota integrativa pensionistica. I contributi previdenziali venivano versati dagli stessi lavoratori con contributi volontari, talvolta coincidenti al centesimo rispetto all’ammontare dei contributi e degli oneri fiscali che l’organizzazione sindacale avrebbe poi dovuto versare nelle casse statali per il riconoscimento della pensione aggiuntiva. La Iena torna ad occuparsi della vicenda e intervista in merito anche il colonnello della Guardia di Finanza che ha condotto le indagini. In Italia non esiste una legge vera e propria sul “fine vita” e chi pratica l’eutanasia ad una persona che la richiede rischia fino a 15 anni di carcere. La prima proposta di legge a riguardo è stata presentata nel 1985, a cui poi ne sono seguite tante altre; l’ultima, di iniziativa popolare, risale a due anni fa, ma anche questa è stata ignorata. Molti connazionali che, affetti da gravissime malattie, decidono di porre fine alle proprie sofferenze si recano quindi in Svizzera, dove il suicidio assistito è legale. Qualcuno, come il maestro Mario Monicelli, ha deciso invece di togliersi la vita da solo. Altri ancora scelgono di entrare in alcune strutture, gli Hospice, dove chi lo desidera viene sottoposto a terapie che permettono di porre fine alle proprie sofferenze senza che sia necessario ricorrere direttamente alla morte.

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