Giosuè Bruno Naso, legale di Massimo Carminati, è intervenuto su Radio Cusano Campus, e ha ribadito le sue posizioni espresse lo scorso 5 novembre all’apertura del processo per Mafia Capitale insistendo su quello che definisce un doping mediatico. «C’erano più giornalisti che avvocati – ha detto – e questo la dice lunga sull’attenzione che i media hanno riservato a questo processo, ma è un’attenzione pilotata, provocata dalla procura che ha impostato il processo in questi termini, dandogli una rilevanza mediatica oltre i limiti del ragionevole».
RICADUTE SULLA POLITICA – Sin qui nulla di nuovo, ma l’avvocato Naso è andato oltre: «Qualcuno potrebbe cercare di sfruttare questo processo per farsi pubblicità… Per ambizioni personali o porre in essere progetti extra-processuali forse sì». Anche perché questa vicenda ha avuto «delle ricadute e altre ne avrà, sicuramente, sulla politica locale e sulla politica nazionale». Perno dell’indagine la figura di Carminati che «da sempre è attinta da sospetti, insinuazioni, che per altro tali sono rimasti nell’arco di venti e più anni…». Ma è anche chiaro il senso della convocazione di 250 testimoni della difesa per «il tentativo riuscito a metà di distruggere la carriera politica di Alemanno (sic!) e l’evidente riserbo che invece si è tenuto nei confronti di altri personaggi politici, dei quali sono rimasti coinvolti stretti collaboratori…» che non sono stati sfiorati dalle indagini. Dove è chiaro che la difesa tenterà di coinvolgere molta della nomenclatura politica romana.
IL PROCESSO – Se il processo è ancora tutto in fase preliminare, Naso, come ha già fatto in apertura del processo, lamenta la decisione di «far seguire il processo a tre imputati che non hanno il 41bis attraverso il meccanismo della videoconferenza. Buzzi, Testa e Brugia non dovevano partecipare partecipare in videoconferenza ma avevano tutto il diritto di essere in aula». Quanto all’eventuale intervento del suo assistito nel corso del dibattimento, Naso precisa che prima dovranno testimoniare un centinaio di testimoni dell’accusa, dopo di che Carminati dovrebbe intervenire in aula non prima di maggio o giugno prossimo. Precisando che le dichiarazioni del suo assistito non faranno “tremare Roma” , ma che «risponderà alle contestazioni che sono mosse nei suoi confronti». Sul fatto che a Carminati sarebbero saltati i nervi già durante la prima udienza del processo, ha aggiunto: «Si dice che Carminati si sia risentito per il Codacons. Ma che cosa volete che gliene freghi a Carminati se il Codacons si costituisce o meno parte civile. Ai giornalisti non passa per la testa che dopo quattro o cinque ore in cui si è costretti a stare seduti si senta il bisogno di sgranchirsi le gambe. E poi non credo che Carminati sia una ameba in grado di assistere alla sua udienza immobile».
IL POSSIBILE ESITO – Da Naso, infine, quasi una previsione sull’esito del processo. «In tanti pensano che questo processo per Carminati finirà con la condanna per mafia, che poi verrà rivista in appello, in modo che tutto poi si giochi in Cassazione? Questa potrebbe essere una soluzione. Mi deluderebbe molto, perché una definizione di questo genere proverrebbe da un giudice che invece gode della mia stima e della mia considerazione. In questo momento non sto facendo l’avvocato di Carminati, sto ragionando dall’alto dei quarant’anni di esperienza professionale che ho». Perché a suo avviso «Quello che manca in questo processo sono proprio gli elementi costitutivi del delitto di associazione di stampo mafioso.» Tuttavia «non mi sorprenderei se per dare un colpo al cerchio e uno alla botte in primo grado si optasse per una situazione e in appello si optasse per un’altra».