Alitalia Maintenance Systems, l’azienda è sul baratro. Allarme dei sindacati

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Cresce la tensione intorno alla situazione dell’Alitalia Maintenance Systems, l’azienda di manutenzione e riparazione motori aerei a un passo dal fallimento. I dipendenti della società compartecipata di Alitalia rischiano più che mai il licenziamento.

AMS – Alitalia Maintenance Systems è una società che nasce nel 2003 da una costola del settore manutentivo di Alitalia, l’allora compagnia di bandiera, per l’attività di manutenzione dei motori degli aeromobili; i presupposti erano molto positivi anche per la partecipazione nel capitale azionario di Lufthansa Tecnik, una delle maggiori realtà europee del settore.

L’ORIGINE DELLA CRISI – Purtroppo le vicissitudini negative di Alitalia, che era il primo fornitore di motori, portarono AMS ad una prima crisi determinata dalla riduzione dell’operativo di Alitalia. Nel 2010 un accordo siglato dalle OO/SS a Palazzo Chigi alla presenza dell’Onorevole Gianni Letta, fece ripartire l’azienda con nuove prospettive; un soggetto privato rilevò la proprietà ed Alitalia si impegnò formalmente per la fornitura dei motori della flotta. La nuova crisi di Alitalia pochi anni dopo, sfociata con l’acquisizione della compagnia da parte di Etihad, riportò AMS nel baratro, fino al fallimento del 30 settembre scorso, anche perché l’incapacità dirigenziale di reperire nuove commesse sul mercato, hanno da sempre legato l’azienda ad un unico provider, cioè Alitalia.

I GIORNI D’OGGI – Dopo innumerevoli accordi tra OO/SS e le istituzioni per supportare i lavoratori attraverso gli ammortizzatori sociali, arriviamo all’attualità; il nuovo CDA di AMS, subentrato dopo la seconda crisi (CDA con presenza di dirigenti Alitalia), nel 2013 promuove un regime di concordato preventivo per evitare di portare i libri contabili in Tribunale. Nel periodo accordato dal Giudice Fallimentare, durante numerose riunioni venivamo informati di innumerevoli trattative con nuovi provider con possibilità concreta dell’acquisizione di commesse italiane e straniere, il tutto supportato da lettere e documenti, situazione che dava buone speranze ai lavoratori per il futuro; purtroppo però queste promesse nel tempo si sono rivelate solo un mucchio di bugie. Nel 2015, scaduto il periodo di concordato, il Giudice non ha potuto far altro che sancire il fallimento dell’azienda, non avendo ricevuto dalla dirigenza di AMS nessun piano di rilancio credibile. Lo scenario al momento è moltoconfuso. La trattativa al MISE ristagna; il soggetto privato individuato come possibile nuovo proprietario (Atitech) chiede di poter operare con margini operativi che Alitalia probabilmente non vuole concedere.

LO SCENARIO – Nel frattempo il tempo stringe perché a dicembre scadranno le licenze operative di AMS concesse da ENAC; nell’ultima riunione alla Regione Lazio i 4 sindacati confederali hanno fortemente sottolineato il problema, aggravato dalla difficoltà dell’istituzione di un esercizio provvisorio in fallimento che darebbe qualche settimana di ossigeno all’azienda. Pochi giorni fa inoltre ben 4 motori della flotta sono stati inviati in Israele per una manutenzione presso la società Bedek. All’oscuro di tutti, compresi i Curatori Fallimentari, Alitalia ha deciso per l’esternalizzazione invece di affidarli ad AMS per gli interventi.

Secondo Fabio Ceccalupo (Ugl trasporto aereo) «si prospetta l’apertura della mobilità per i 240 lavoratori e occorre fare presto perché il Mise trovi la giusta formula per salvare un’attività motoristica unica in Italia».

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