Ignazio Marino ha pestato duro ieri al Martedì de La7 nei confronti del presidente Renzi che in altra sede ha definito ‘bulimico di potere’ che voleva Roma e se l’è presa. Pervicace nella sua convinzione di aver salvato la Capitale nonostante i sondaggi da cui emerge un giudizio negativo sul suo operato, si sente ingiustamente defraudato e umiliato. Nè gli si può dar torto per come il compagno commissario Orfini, sino a poche settimane prima culo e camicia con il sindaco, ha poi gestito la sua defenestrazione.
Un problema visto dalla generalità dei cittadini con sufficienza e disattenzione, ma che invece ha provocato un terremoto nel Pd già ‘sinistrato’ dall’indagine di Pignatone e sotterrato dal rapporto Barca, quello sui compagni ed i circoli pericolosi e cattivi. Fatto sta che molti cattivi (o buoni che siano) non ci stanno e insorgono contro la gestione confusa e autoritaria di Orfini che ha obbligato il sindaco alle dimissioni. Una discussione appena aperta soprattutto in vista delle elezioni a primavera (forse) nelle quali secondo i sondaggi, il Pd rischierebbe di arrivare a malapena al ballottaggio con il M5stelle. Che se Ignazio tentato dalle primarie (ma non così sprovveduto dal concorrervi) decidesse invece di presentare una lista propria, i guai per i Democratici sarebbero maggiori.
Sempre che Marino non riceva dall’ostile Renzi il premio di consolazione che per ora gli è stato negato. Ovviamente il sistema dei media è quasi tutto schierato in questa vicenda con il presidente del consiglio, così dopo i seriosi commentatori dei giornaloni spuntano gli uomini ‘immagine’ della Tv. Immancabile Bruno Vespa, di cui si ricorda lo scazzo con Ignazio in tempi non sospetti. Nel suo recente ed ennesimo libro “Donne d”Italia” affronta con Matteo Renzi il tema delle Primarie. Farle, dunque, o non farle? Chiede Bruno a Matteo. «Io sono figlio delle primarie – risponde il figlio presidente- Si può decidere di farle, e allora non possono farsi finte, o di lasciare che il partito rivendichi la scelta dei candidati.» Che difficilmente potrebbe essere la scelta del Pd romano amputato dei suoi statutari organismi dirigenti. Ma lui, Renzi, le preferisce «sempre per sindaci, presidenti di regione e segretario-candidato premier.»
Però con regole chiare perché la vicenda Cofferati che gli ha fatto perdere la Liguria gli brucia ancora. «E’ scappato come quei bambini che non rispettano le regole e portano via il pallone. La prima regola è la lealtà, chi perde aiuta chi vince. Altrimenti si possono vincere le primarie, ma si perdono le secondarie.» Sempre in tema di “stars” sul commissario di Roma, il prefetto Tronca, ha voluto invece dire la sua a una radio privata anche Vittorio Sgarbi. «Sono amico da tanti anni di Tronca, con cui ho fatto alcune cose notevoli ad Expo e con cui ho spesso collaborato in passato. Tronca arriva a Roma perché il Papa ha licenziato Marino.» Una sorta di ripresa del potere temporale dei Papi sull’Urbe perché «Francesco vuole dominare il Giubileo senza avere la politica tra le scatole.» Quindi «E’ il Papa che ha licenziato Marino» tant’è vero che il primo gesto di Tronca è stato quello di incontrarlo.
Mentre sulla Città Eterna torna a governare, almeno nell’interpretazione di Sgarbi, ‘il Papa Re’ c’è anche la sua opinione sul duo Tronca/Gabrielli che in queste ore si starebbero confrontando sui rispettivi ruoli e squadre di governo. Per il critico d’arte Tronca «è molto simile a Gabrielli. Sono persone abituate ad affrontare le situazioni di grandi rischi e di grandi emergenze, entrambi hanno una enorme esperienza concreta e pratica.» E prosegue «con Tronca non ci sarebbe stata Mafia Capitale, che è il più grave insulto che la città deve patire per quattro rubagalline, delinquenti, che sono stati scambiati per mafiosi.» Infine, la sua previsione sulle prossime elezioni nella Capitale: «Roma diventerà senza dubbio grillino.» Ma, obiettiamo noi, come la mettiamo con il “Papa Re”?
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