Il deputato Marco Miccoli è stato segretario del Pd romano sino al 2013 e molti, non solo iscritti, lo ricorderanno per le feste de l’Unità a Caracalla che per la loro partecipazione di popolo davano il segno di un cambiamento nel Paese e a Roma dove la sinistra avrebbe conquistato il Campidoglio quello stesso anno. Ora il clima è decisamente cambiato. Dopo l’inchiesta di Pignatone e la tormentata vicenda delle dimissioni del sindaco Ignazio Marino, il Pd è evidentemente in sofferenza con un calo degli iscritti ma soprattutto dell’elettorato, come confermerebbero i più recenti sondaggi. Sulla sorte del sindaco Marino Miccoli si è differenziato in queste ore rispetto alla posizione dei vertici del suo partito e soprattutto rispetto alle decisioni del commissario Pd Matteo Orfini. Commissario che decide in stretto rapporto con quel Matteo Renzi che gli ha affidato l’incarico di risanare la complicata situazione politica romana. Visto l’aggrovigliarsi di un quadro politico che è tutto fuorché chiaro abbiamo chiesto a Miccoli se domani parteciperà alla manifestazione pro Marino in Campidoglio.
Certo che parteciperò…..
D: Ci risulta che lei abbia anche proposto una soluzione che prevede una giunta di scopo per almeno sei mesi.
Parto dalla situazione attuale che, sul dimissionamento di Marino, vede un elettorato e un partito spaccati con una parte che domani sarà in piazza per sostenere il sindaco. Tanto più che lui nemmeno parla più con i vertici nazionali del suo partito da molti giorni e quindi ci troviamo di fronte ad una situazione fuori controllo. Questa fotografia mi ha indotto a proporre una mediazione.
D: Ce la spieghi.
Penso che la mia proposta di una giunta ‘di scopo’ di almeno sei mesi conceda a Marino l’onore delle armi rispetto a una sfiducia sulla faccenda degli scontrini che è caduta perché non ci sarebbe ipotesi di reato…
D: Certo viene a cadere il casus belli.
Si, per questo propongo sei mesi di tregua dopo i quali fare una valutazione più serena sull’operato del sindaco. Nel frattempo il Pd dovrebbe garantirgli un appoggio ‘esterno’ votando di volta in volta in aula i provvedimenti. Fra sei mesi il partito potrà decidere se confermare o sfiduciare il sindaco.
D: Ma la sua soluzione comporterebbe anche un’altra giunta.
Questa potrebbe nascere dalla mediazione fra le parti, maggioranza e sindaco. Ma la formazione di una nuova giunta non riguarda nello specifico la mia proposta di mediazione.
D: Che cada o non cada non credo che il giudizio negativo su Marino dipenda da pochi e contestati scontrini.
E’ vero, ma i cittadini hanno capito che lui cade sugli scontrini ….
D: Si, ma i romani sono anche quelli che in grande maggioranza da hanno sfiduciato Ignazio, almeno dai quanto risulta dai sondaggi.
I sondaggi danno anche numeri contrastanti. Io sto ragionando su quello che succede fra il nostro popolo dove la raccolta di 50mila firme in favore della permanenza del sindaco non è fatto da poco. Con questo pezzo di popolo voglio essere domani.
D: Popolo o non popolo, se il giudizio del Pd nazionale era negativo sull’operato di Marino, l’occasione è stata persa a luglio quando il Comune poteva già venir commissariato. Orfini invece voleva tenere in piedi Marino almeno sino fino alla fine del Giubileo.
Infatti, la mia critica è proprio nei confronti del commissario Orfini e di come ha gestito tutta questa faccenda. Parliamoci chiaro, il regime commissariale senza discussione può andar bene se devi chiudere un circolo, non se devi sfiduciare addirittura il sindaco della Capitale d’Italia. Oltre a questo non è stata una grande scelta quella del rimpasto di quest’estate che non mi pare abbia determinato un salto di qualità e di immagine dell’amministrazione. E poi che Orfini nel giro di una settimana passi da un appoggio incondizionato al sindaco al dire che sbaglia tutto, risulta incomprensibile ai militanti, all’elettorato e soprattutto ai cittadini.
D: Onorevole, guardi che qui parliamo di un partito romano che non fa più iscritti e che la relazione Barca ha definito in parte “pericoloso e cattivo.”
Anche la gestione del rapporto Barca è stata un errore perché a me non convince questo accostamento fra Pd romano e mafia capitale. Che ci siano state degenerazioni lo denunciai anch’io quand’ero segretario cittadino, ma quell’accostamento è stato un errore devastante. Nonostante tutto proprio la vicenda del sindaco in questi giorni ha provocato una sorta di risveglio del partito con assemblee molto partecipate in numerosi circoli. Un partito che è ancora molto vivo e ha voglia di dire la sua.
D: Eppure se oggi si andasse a votare il Pd romano verrebbe pesantemente penalizzato.
Su questo non c’è dubbio, soprattutto dopo le indagini e le conseguenze giudiziarie, ma se rimaniamo dentro alla logica organizzativa del commissariamento senza una discussione vera, non maturerà mai una riscossa e soprattutto una proposta e un progetto nuovo di governo per questa città.
D: Non mi pare che lei sia molto ottimista sulla sua proposta di mediazione.
Probabilmente in qualche modo Marino verrà sfiduciato.
D: Come potrebbe avvenire tecnicamente se i 4 consiglieri Sel, il radicale Magi, alcuni consiglieri del Pd e quelli della lista Marino sarebbero anche disponibili a non sfiduciare Marino in aula?
La questione dei numeri è complicata, non riesco a fare previsioni
D: Solo che a questo punto è d’obbligo una domanda, ma allora chi ha sfiduciato Marino e perché ?
Questo è il limite di tutta questa operazione incomprensibile all’opinione pubblica. Ma poi siamo davvero siamo convinti che le innegabili insufficienze di Marino non dipendano anche dalle insufficienze del Pd, dalla sua incapacità di proporre un progetto di governo?
D: Allora è evidente che la sfiducia a Ignazio viene da palazzo Chigi e da Matteo Renzi.
Sull’atteggiamento di Renzi ho una mia opinione, perché non credo che i renziani romani gliel’abbiano raccontata bene tutta la storia. Voglio dire che secondo me non hanno saputo o voluto elencare con precisione le cose buone e cattive di questa amministrazione.
D: Un Renzi male informato allora?
A mio avviso si.
D: Risultato?
Un partito e un elettorato spaccati, divisi e confusi.
Se queste sono le conclusioni di Miccoli non si capisce bene quale sarà la sede dove si potrà fare la resa dei conti sulle responsabilità. Intanto Marino, che non è Forrest Gump ma un politico più che navigato, su queste confuse contraddizioni ci campa.