In commissione regionale ambiente alla Pisana ha parlato l’assessore Michele Civita che ha illustrato il decreto applicativo dell’articolo 35 dello Sblocca Italia del Governo Renzi che prevede il via libera agli inceneritori aprendo di fatto la porta alla realizzazione dell’impianto di Albano e della seconda e terza linea del gassificatore di Malagrotta di Cerroni, attualmente spento. Una vittoria a posteriori dell’avvocato oggi sotto processo per la sua posizione di monopolista nel settore dei rifiuti a Roma e nel Lazio e le connessioni poco chiare con la politica e l’amministrazione regionale che gli inquirenti avrebbero individuate. Gassificatori contestati per anni dai locali comitati ambientalisti che sono riusciti a bloccare i lavori dell’impianto a Ronciglione. In sede di conferenza le regioni hanno ottenuto che la Valutazione ambientale strategica (VAS) sotto la regia nazionale, venga avviata in tutte le istituzioni competenti e dai cittadini entro un anno e mezzo. Che nella sostanza è un modo per guadagnare tempo soprattutto in considerazione del fatto che il Comune di Roma e Ama (ma non solo) perseguono una strategia che esclude i bruciatori. Secondo Civita il tavolo col ministero su questa tematica sarebbe «partito male perché i dati (presi in considerazione) sono molto vecchi e stranamente l’Ispra per la prima volta non pubblica quelli del 2014 bensì quelli del 2013».
I NUMERI – Dati significativi perché la Regione dal 2012 al 2013 ha ridotto del 50% i rifiuti in discarica e tutti quelli interrati son trattati, mentre all’insediamento della amministrazione Zingaretti il 70% di questi non lo erano. Civita ha anche ricordato che le varie procedure di infrazione all’Italia e alla Regione erano arrivate per l’eccessivo smaltimento in discarica e per il mancato trattamento dei rifiuti, ma su queste due questioni il Lazio ha superato la prova. Resta aperta la procedura UE sulla bonifica delle vecchie discariche sulla quale si sta lavorando, anche se «il numero delle discariche abusive vecchie che vanno bonificate è molto minore rispetto alle 22 ereditate dalle precedenti amministrazioni». Ciò non toglie che secondo il Governo gli inceneritori vanno realizzati, anche se per Cività quello di Albano non serve più. Rimane aperta la possibilità di altri impianti che potrebbe venir evitata grazie al 65% di riciclo e riutilizzo dei rifiuti nel 2020. Nel nuovo piano di gestione dei rifiuti del Lazio verrà fissata una data per lo stop agli inceneritori nel territorio, fra i quali evidentemente quello di Colleferro e quello a bassa produttività di Acea a san Vittore. Una vulgata, quella dell’assessore, a uso dei diversi comitati ambientalisti presenti alla audizione. «Metteremo una data per ”inceneritori zero” nel Lazio nel nuovo piano, che va fortemente aggiornato – ha detto Civita – puntando alle iniziative di prevenzione e riduzione dei rifiuti».
LA SOLUZIONE – In sostanza la Regione punta, oltre che al 65% di raccolta differenziata, sugli impianti di compostaggio. Quanto a quelli di trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti indifferenziati, l’intenzione è di scovare innovazioni tecnologiche per produrre meno rifiuti visto che gli scarti prodotti sono troppi. Secondo Civita «ci sono tmb di nuova generazione che possono ridurre di molto scarti, arrivando al 5/10% e devono essere legati al recupero della frazione secca e anche dell’umido non differenziato». In attesa che la tecnologia più avanzata sopperisca alle necessità i rifiuti indifferenziati di Roma continueranno ad essere bruciati al Nord con i relativi costi di trasporto e smaltimento. Situazione che il Governo deve aver verificato anche per altre aree del Paese dove i bruciatori non esistono essendo prevalentemente concentrati al Nord. Con la differenza che la combustione in quelle aree fa già parte diun ciclo industriale dei rifiuti che nel Lazio è ancora tutto da avviare e con discariche ancora aperte.
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