“Questa città ha un solo sindaco, eletto dal popolo, e tale è finchè questo sindaco rimarrà in carica. Non possono esistere giuridicamente diarchie, consolati, o situazioni che depotenzino il ruolo e la funzione e le responsabilità in capo al Primo cittadino”. Nessuno tocchi Marino, almeno per tutto il Giubileo, sembra dire il prefetto di Roma, Franco Gabrielli dopo visita con al presidente della Regione, Nicola Zingaretti, alla sede della nuova Centrale unica per le emergenze di Roma e provincia.
Quindi chiarisce “non c’è un superprefetto, diciamo che c’è un prefetto a cui vengono chiesti gli straordinari. Non ci sono superpoteri, superpippo o Mandrake, ma un compito di indirizzo in uno spirito di leale collaborazione che non è mai venuta meno”. Ma se fino a questo momento il prefetto ha mostrato la carota ecco arrivare il (piccolo in verità) bastone. “Come non esistono diarchie e consolati o condomini – prosegue – esiste però una forte assunzione di responsabilità all’esito della quale il prefetto di Roma, qualora le sue indicazioni e proposte rimanessero lettera morta, può ricorrere all’articolo del testo unico degli enti locali che prescrive che vi possa essere lo scioglimento in caso di gravi e reiterate violazioni di legge”. Una norma tutta da definire se Gabrielli tira in ballo il parlamento per “una assoluta inadeguatezza della norma….. in una città dove ci sono 15 municipi e 50 mila operatori, tra partecipate e dipendenti…”.
In ogni caso il prefetto comincerà a verificare la situazione esistente “perché la fotografia che ha avuto il ministro era riferita ad un tempo che non c’è più. Infatti nel frattempo sono passati mesi e la Giunta dispone di un assessorato alla Legalità, sono stati fatti interventi sui dirigenti, i funzionari ritenuti (con un eufemismo) inadeguati. Alfano “non ha potuto non tenere conto di questa fotografia e ha chiesto al prefetto di porre in essere una serie di iniziative volte a fare proposte e a dare indicazioni rispetto ai settori che sono emersi dalla relazione, settori nei quali c’e’ stata questa criticità”. Insomma Gabrielli dovrà dare una mano per completare un lavoro già avviato egregiamente ed intervenire con qualche potere in più. Evidentemente il Prefetto non vuole dare fiato alle trombe delle polemiche mediatiche e mettere in difficoltà Ignazio Marino, ma lascia intendere che di poteri ne ha.
Tuttavia se il Giubileo (come Mafia capitale) fosse la coperta dove nascondere la polvere di una amministrazione che a due anni dal voto viene giudicata inadeguata, basterà poco a turbare i funambolici compromessi sino ad ora raggiunti. Perché agli occhi degli ignari cittadini sfugge l’alchimia dei rapporti istituzionali e si chiedono chi governi veramente la città. Perché la Procura svela il malaffare, il sindaco si fa vanto di aver scoperchiato il pentolone, il prefetto collabora lealmente con il sindaco, il commissario Orfini assicura anche lui al sindaco il leale sostegno del Pd nazionale e dei resti di quello locale, l’assessore Sabella, con la sua grande esperienza, combatte quotidianamente le mafie, l’assessore Esposito, con il suo sbrigativo decisionismo rimette ordine ai trasporti, il vicesindaco Causi media con il Governo e scuce un pò di soldi, l’ex assessore di fresche dimissioni Silvia Scozzese ritorna al debito commissariato, gli annunci degli assessorati trasudano ottimismo da tutti i pori. Inoltre tutti vanno d’amore e d’accordo verso l’apertura della sacra porta di san Pietro.
E allora che problema c’è? Che bisogno c’era della relazione di Alfano per una crisi in via di soluzione di una Capitale che non si può commissariale? Bene ha fatto Marino a starsene in vacanza, tanto non è successo nulla e nulla cambia. Almeno a leggere le dichiarazioni ufficiali. 
PS Se Marino ha incontrato il sindaco di New York Bill De Blasio, il suo vice non poteva essere da meno e ha incontrato il vice sindaco della Grande Mela Alicia Glen.
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