Comune di Roma, attenti a quei due: gli assessori sui media 24 ore su 24

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Mentre Ignazio Marino resta sordo ai richiami che da più parti gli provengono perché se ne torni il più presto a Roma, c’è chi almeno mediaticamente fa le sue veci. Non parliamo certo del vice sindaco ed onorevole (forse meglio viceversa) Causi che corre in giunta per far approvare il nuovo piano di lavori per il Giubileo, lo spedisce entro mezzogiorno a Palazzo Chigi, affronta la conferenza stampa con Gabrielli sul funerale dei Casamonica e tanto altro ancora.

Parliamo di due assessori perennemente presenti con interviste, dichiarazioni ed esternazioni su giornali e Tv, e accompagnati ogni giorno da un profluvio di agenzie stampa. I due in questione sono l’assessore alla legalità Alfonso Sabella, in carica da ben cinque mesi, e quello alla mobilità nonché senatore Stefano Esposito, nominato da meno un mese con l’ultimo rimpasto di Giunta. Il senatore, che dovrebbe occuparsi di trasporti dopo la sua esperienza di commissario del Pd di Ostia, dilaga ormai su tutto come se non provenisse da Moncalieri ma da Ponte di Nona.

Per carità nulla di male, c’è chi per conoscere questa metropoli che è Roma ci ha impiegato anni, scrivendoci addirittura fior di libri, e a chi bastano poche settimane per aver già capito tutto con uno sguardo penetrante… Sabella invece che ha lavorato a Palermo con il procuratore Caselli dal ’93 al ’96 del secolo scorso, è sicuramente più patentato per parlare di mafia o mafie che dir si voglia. Ma il problema è che il Comune non può trasformarsi in una istanza inquirente che si deve attrezzare con esperti del settore, come lui ha fatto con le recente assunzione di una sociologa esperta di mafie, ma un organismo complesso che deve soprattutto venir amministrato, gestito, curato. Perché, e di questo ne è convito anche Renzi, non basta giustificare tutto con i guasti e le ferite inferte dalla inchiesta di “Mafia capitale”, perché una volta avviati i processi, epurato il Comune dai funzionari conniventi o inadeguati in settori quali il patrimonio, emergenza abitativa e il sociale come farà il prefetto Gabrielli, toccherà guardare avanti.

Anche perché dell’esistenza e il contrasto delle ‘mafie’ a Roma si occupano già egregiamente magistratura e forze dell’ordine. Se poi il consiglio municipale di Ostia verrà sciolto, unico caso in Italia di una istituzione che viene paragonata ad un comune ma comune non è, a Sabella verrà meno il ruolo di commissario del poco ridente territorio del litorale che lui aveva accettato paragonandolo ‘all’amaro calice’ propinatogli dal suo sindaco. Così avrà tutto il tempo per dedicarsi alla cura della legalità e della trasparenza degli atti amministrativi. Che potrà anche sembrargli un pò noioso a lui, uomo d’azione che alla bisogna gira anche con la pistola, ma indubbiamente necessario.

Legalità e trasparenza che avrebbero dovuto essere il fiore all’occhiello di molti dirigenti e funzionari, ma che pare così non sia stato. Il senatore Esposito ha invece un piglio decisionista tutto sabaudo tale da apparire quello che prenderebbe tutti a calci nel sedere. In grado di rivoluzionare Roma prima ancora di averci spiegato come intende affrontare i problemi della mostruosa macchina capitolina dei trasporti (Atac) prima che si avverino le predizioni, in verità un pò fumose del Sindaco, su una futura  privatizzazione della ormai poco gloriosa azienda. Nel frattempo promette i bigliettai sulle vetture, 70 o 100 bus in prestito da altri comuni per il Giubileo, l’arrivo di nuovi treni e più personale per la Roma Lido e tanto altro ancora.

Tanto che già qualcuno rimpiange il sornione raffinato napoletano che è Guido Improta. Tuttavia se Sabella, che avrebbe potuto essere anche vicesindaco, difende l’assenza di Marino a spada tratta, Esposito ci va più cauto affermando che a Roma, in queste ore di decisioni del Governo sulle sorti della capitale e gli stanziamenti per il Giubileo, non c’è alcun vuoto di potere perché c’è un vice sindaco e, sotto sotto, lui. Anche se non cita Sabella, ma è implicito. Il fatto è che all’entourage più stretto del sindaco tutto questo incontrollabile protagonismo dei due comincia creare serie perplessità, tant’è che qualche burlone avrebbe definito la coppia di assessori Cip e Ciop, i due scoiattoli del famoso cartone animato. Anzi, qualcun’altra afferma che il vuoto di potere è rappresentato proprio dall’invadenza dei due, citando l’esempio di ‘Uolter il buono’ che da sindaco non avrebbe fatto passare nemmeno un gemito da parte dei suoi assessori se non autorizzati.

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