L’ammalato è in fase di guarigione, ma non può ancora venire dimesso. Fuor di parafrasi parliamo della sanità laziale che rimane commissariata ma che l’anno prossimo potrebbe definitivamente uscire da un tunnel che dura ormai da 10 anni. I sintomi di guarigione sono rappresentati dai numeri, dai quali risulta che il disavanzo per la sanità nel 2007 era di due miliardi per scendere a 669 milioni già nel 2013 con l’insediamento della amministrazione Zingaretti e infine nel 2014 a 367 milioni. Che rappresentano meno di quel 5% di sforamento concesso dallo Stato che prelude alla definitiva guarigione del paziente.
Come si è arrivati a questo risultato che già dall’anno prossimo potrebbe dischiudere nuove prospettive di investimenti per la nostra Sanità? Lo ha spiegato oggi il presidente Nicola Zingaretti che ha elencato tutte le misure di risanamento e di razionalizzazione che la Regione ha assunto in questi due anni. La distribuzione della rete ospedaliera sulle cinque reti “tempo dipendenti” di cardiologia, ictus Cardiologia e la rete specialista oncologica. La novità sono anche i 17 poliambulatori di Roma aperti il sabato e la domenica. Ma la Regione punta sulle case della salute che entro fine anno saranno già cinque. Una riorganizzazione che tende a ridurre i costi della ospedalizzazione senza tagliare l’assistenza.
Intanto dopo 20 anni le Asl passano da 5 a 3 solo a Roma, mentre gli acquisti vengono centralizzati, almeno in parte, per evitare gli sprechi. Queste sono solo alcune delle tante iniziative che la Regione ha messo in campo: dai programmi di screening per il tumore alla mammella che coinvolge 780mila nostre concittadine fra i 50 e i 69 anni, così come l’intensificazione della prevenzione per il tumore alla cervice uterina o a quello del colon. Ma è dal prossimo anno che si gioca la partita che potrebbe davvero portare alla fine del commissariamento allineando il Lazio alle Regioni più virtuose d’Italia. Giovanni Bissoni, il commissario alla Sanità, è stato parte attiva di questo lavoro e non solo il controllore, anche se oggi ha mostrato la debita cautela sui tempi di un risanamento definitivo. Le premesse ci sono, ha detto, i conti sono finalmente in ordine, ma sullo sfondo ci sono i nuovi tagli della Sanità per circa 2,5 miliardi in discussione alle camere e concordati poco tempo fa con le regioni, che per il Lazio significano altri 250 milioni in meno.
Anche qui la partita si giocherà con una nuova governance. Tuttavia Zingaretti ha fatto notare che i segnali positivi sia annunciano anche sul terreno occupazionale dove le 8000 unità operanti nella sanità progressivamente ridotte dal 2007, che registrano una età media fra i 55 e i 59 anni vanno urgentemente ringiovanite. La prima occasione deriverà dall’elevamento del turn over al 30% da settembre rispetto al 15 attuale, ma l’anno prossimo potrebbe venir sbloccato del tutto una volta definito l’organico necessario della sanità. Un’ultima osservazione riguarda l’utilizzo dell’extra gettito fiscale del Lazio determinato da Irpef e Irap (fra le più alte d’Italia) di quasi 800 milioni: di questi almeno 500 finiscono per la gestione ordinaria della Regione, senza contare i 300 milioni da erogare ad Atac dopo anni di latitanza della Regione. Resta aperta la discussione se nei prossimi anni si potrà alleggerire la pressione fiscale regionale, ma la questione più urgente restano gli imminenti tagli con il decreto Enti locali. Risorse che potrebbero anche venir re-investite nella Sanità. Una questione politica per Nicola Zingaretti tuttora aperta.
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