Quasi 8 ettari di capannoni semi abbandonati e un muro che costeggia la Cristoforo Colombo sino a piazza dei Navigatori, questa la vecchia Fiera di Roma sulla quale si sono imbastiti progetti nessuno dei quali ha mai visto la luce. Oggi il Consiglio Comunale, con 20 voti favorevoli, 7 contrari e nessun astenuto, ha approvato la delibera per la riqualificazione dell’area della ex Fiera di Roma sulla quale da tempo lavorava l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo.
CAUDO – «Lì oggi ci sono 7,6 ettari di capannoni in parte abbandonati – ha spiegato l’assessore. La delibera – prosegue – dedica metà di questa superficie, 3,6 ettari al Municipio, ad attrezzature pubbliche del quartiere, e l’altra metà a nuova edificazione di cui una parte residenziale e una non residenziale, con l’indice più basso che si è mai visto in quell’area (0,9 metri quadri su metro quadro). Siamo passati da 93mila metri quadri della delibera di Alemanno di pochi mesi fa, a 67mila e 500 metri quadri. Ma non è solo un problema di numeri , bensì anche di qualità». Poi lancia una provocazione: «la Fiera è chiusa da nove anni. Roma non ha solo il lungomuro di Ostia ma ha anche il lungomuro sulla Colombo, che interrompe da sempre la continuità verde lungo il lato della Colombo». Infine un messaggio a chi pensava di poter barattare quest’area con i soldi per la nuova Fiera: «questa è una delibera di rigenerazione urbana che apporta valore all’area, non ce ne frega nulla di quelli che possono essere i legami finanziari, che pure ci devono essere. Le società risolvono i loro problemi con un piano industriale. Investimenti Spa e Fiera di Roma presentino un piano industriale serio, operativo, concreto, in grado di raccogliere la sfida di innovazione di questa città che non può permettersi una fiera gestita nel modo in cui è gestita. Non usiamo il territorio come moneta di scambio». Ora, una volta valorizzata quell’area, tocca risanare la NUOVA Fiera che affoga in un buco di 180 milioni, anche se esiste un’azienda belga disposta ad investirne ben 100.
CATARCI – Dal coro di generale soddisfazione per l’approvazione della delibera si distingue il presidente dell’VIII municipio Andrea Catarci perché a suo avviso «la delibera non è finalizzata al riassetto urbano ma a sanare parte del debito contratto dalla S.p.A. Nuova Fiera di Roma». Per questo il Comune «si è dimostrato cedevole alle richieste, provenienti da più parti, di approvare la Deliberazione per scongiurare il fallimento di una società strategica per la città e la regione». Quindi «quest’atto costituisce un precedente preoccupante per il futuro, in un’idea dell’urbanistica basata più sulle esigenze finanziarie di società partecipate che necessitano di risanare i debiti accumulati nel tempo che sulla pianificazione del territorio». Inoltre a Catarci risulta “bizzarra” l’assenza di un progetto urbanistico generale «con relative indicazioni di altezza, numero degli immobili, distacchi ecc». Ripetutamente richiesto dal suo Municipio, forse perché «sarebbe stato eccessivamente imbarazzante renderlo pubblico in Assemblea Capitolina». Quindi, conclude in tre punti: «non si può far cassa per coprire il buco della nuova Fiera, perché non se ne risolvono i problemi strutturali. Non si può procedere ad una cementificazione intensiva, rischiando di far saltare definitivamente l’equilibrio della zona e la funzionalità di un’arteria indispensabile come Viale Colombo. Non si può costruire ancora case di pregio, in una città che ha tantissimi edifici invenduti ed inutilizzati.» Anche se «va riconosciuto che si è fatto meglio di quanto programmato dalle precedenti giunte, ma non ci voleva poi tanto….»
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