Migranti, ancora centinaia senza un tetto. Gabrielli: “Tendopoli non sono soluzione”

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Tra centri di accoglienza autorizzati, case per madri con bambini e ostelli gratuiti a Roma sono oltre 50 le strutture che accolgono immigrati e poveri in cerca di un tetto. Ma l’esplosione dell’emergenza di questi giorni con le immagini dei migranti di via Cupa fuori dal centro Baobab, seppur amplificata dai media e da una alterata percezione generale del fenomeno migratorio, induce a riflettere sulle reali capacità di accoglienza della capitale. Se accogliere è un dovere, non solo per motivi di ordine pubblico, le cronache di questi giorni raccontano una città ancora una volta poco preparata.

Mentre gli ex baraccati di Ponte Mammolo sono da un mese in cerca di una sistemazione e dormono per strada, a via Cupa il centro baobab sta ospitando oggi ben 400 persone mentre la nuova struttura temporanea ne ospiterà 140, lasciando però almeno altri 300, almeno per ora, in partenza o a cercare posto nei più vari angoli della città. Si potrà dire che sono “transitanti” e comunque destinati a lasciare la capitale, ma questo non può giustificare un’incertezza che genera insicurezza nei cittadini e rischio caos in una città già spesso lasciata in balia degli eventi, con un fenomeno migratorio generale che non rientrerà a breve. Nè la capitale d’Italia può vedere il proliferare di tendopoli precarie, anche se l’emergenza è conclamata, o lasciare sola gente che non sa dove passare la notte.

Il prefetto di Roma Franco Gabrielli è consapevole della situazione e proprio oggi ha spiegato: “Sono assolutamente contrario a queste soluzioni – ha spiegato – la vicenda della Tiburtina è temporanea perchè la struttura che è stata individuata, che ha bisogno di alcuni interventi, è in muratura”. Gabrielli riconosce anche che la capitale d’Italia vive l’emergenza immigrazione in una fase già difficile per l’intero tessuto urbano. “Noi abbiamo un doppio stress: uno che deriva da numeri che sicuramente hanno interessato la Capitale, Roma dopo la Sicilia è il territorio più accogliente d’Italia- ha spiegato – e l’altro perchè quei soggetti che fino a poco tempo fa erano i destinatari delle attività di accoglienza, in moltissimi casi non possono più essere utilizzati. Giustamente. Ma questo è un problema che noi tutti dobbiamo risolvere”.

La Prefettura procederà a un nuovo bando per le strutture dedicate ai richiedenti asilo: “Purtroppo il bando di febbraio è andato largamente deserto, perchè a fronte di 3.185 posti richiesti siamo riconosciuti a coprirne poco più di 850- ha concluso Gabrielli – Ne proporremo un altro che però ha un senso se c’è una risposta e se i soggetti che possono rispondere sono in grado, anche per vicende di carattere giudiziario, di essere titolari di questo tipo di servizio”. E qui entra l’ultimo e il più clamoroso dei freni a una efficace gestione dell’emergenza: le conseguenze dell’inchiesta della procura della Repubblica su mafia Capitale.

Intanto, mentre si cerca di rassicurare che la scabbia è solo il frutto delle cattive condizioni igieniche in cui si trovano molti dei migranti, che è una malattia curabile e non un problema di salute pubblica come hanno spiegato nelle ultime ore l’assessore alle politiche sociali di Roma Francesca Danese e il presidente dell’Istituto mediterraneo di ematologia, Aldo Morrone, molti cittadini lasciano stare gli allarmismi e compiono in prima persona gesti solidali, organizzando raccolte di beni di prima necessità, catene di solidarietà sui social networks e recandosi personalmente alla stazione Tiburtina e nel centro di via Cupa per donare quanto raccolto.

Ai migranti servono prodotti per la vita quotidiana ma non cibo fresco: bicchieri di plastica, tovaglioli di carta, Cucchiai plastica; amuchina, varecchina, spugnette; doccia/shampoo, spazzolini e dentifrici, antipidocchi: e per i farmaci antibiotici ad ampio spettro e Tachipirina. Per  i bambini infine giochi, pastelli – quaderni e fogli di carta. Anche alcuni municipi, come l’VIII della Garbatella hanno dato vita a una raccolta di aiuti.

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