Roma, l’opposizione invoca il commissariamento ma nessuno vuole il voto

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La posizione del Prefetto di Roma Franco Gabrielli è chiara. Infatti parlando a Sky Tg24, Gabrielli ha commentato: «Forse nel nostro Paese determinate situazioni hanno raggiunto livelli intollerabili» e servirebbe qualche «strumento più incisivo. Ci vorrebbe più bisturi e meno aspirine.» Ma nel frattempo il prefetto resta in attesa della relazione della commissione che è stata nominata dopo la prima inchiesta di Pignatone. Poi ci saranno 45 giorni per formulare le osservazioni e proporle al ministero dell’Interno. Certo, aggiunge il prefetto «il quadro che esce fuori è desolante con una pubblica amministrazione che si è prestata all’attività criminale di un gruppo che aveva compreso la possibilità e le debolezze della macchina e di chi aveva responsabilità in ambito politico.»

Di tutt’altro avviso era questa mattina il suo predecessore Giuseppe Pecoraro, che non ha mai nascosto la sua ruggine con Marino, il quale nel corso di una sua intervista al quotidiano “Il Tempo” giudica pressoché inevitabile il commissariamento. Ma qualunque siano le opinioni e la dottrina giuridica in materia resta il fatto che a decidere sarà il Governo di Renzi che a commissariare il Comune con conseguente decadimento della “città metropolitana”, non ci pensa proprio. Come attestano le dichiarazioni di Debora Serracchiani governatrice del Friuli e vice segretario del Pd che fa sapere che il partito nazionale «supporta fermamente e convintamente l’azione del sindaco di Roma come quella di Nicola Zingaretti.»

Accostamento singolare visto che il governatore del Lazio vede fra gli indagati eccellenti il solo il suo segretario Venafro che, indagato sulla vicenda del bando Cup, ha già rassegnato le dimissioni tempo fa rimanendo indagato. Chi si effonde invece in innumerevoli dichiarazioni è l’assessore alla legalità e commissario di Ostia Alfonso Sabella che individua il marcio non solo nella politica delle mazzette ‘accattone’, ma soprattutto nella macchina amministrativa. «E allora – afferma- se mandi a casa la politica e tieni la macchina amministrativa cosa hai risolto?» Problema che evidentemente il sindaco Ignazio Marino in due anni di permanenza al Campidoglio e nonostante un cerchio magico di fedelissimi esperti non è stato in grado di affrontare. Il magistrato/assessore Sabella è fortemente contrario a un commissario che dovrebbe sostituire 526 persone, di cui 15 presidenti di municipi, 25 consiglieri e 6 assessori per municipio, 48 consiglieri comunali, 12 assessori della Giunta e 1 sindaco. «Tutto questo lavoro dovrebbe essere fatto da un commissariamento composto massimo da tre persone.»

Problema di ruoli e responsabilità che non ha impedito di commissariare 73 comuni solo nel 2014 e nemmeno quello di Napoli nei lontani anni 90. Al di là una improbabile decisione ‘tutta politica’ del Governo resta il fatto che anche gli strilli rituali dell’opposizione lasciano il tempo che trovano. Nessuno vuole andare alle lezioni che vedrebbero un astensionismo da record, un probabile crollo della sinistra e della destra coinvolta (non si dimentichi) nella opaca gestione di Alemanno, con una probabile avanzata dei grillini anche se Roma non è Livorno dove loro hanno preso il sindaco. Quanto al Pd giace tramortito di parte della sua classe dirigente e attende la pagella dei cattivi che il prof. Barca consegnerà al ‘commissario’ di quel partito Matteo Orfini.

Dopo di che si eliminerà qualche circolo, cambieranno i dirigenti incidendo su un corpo politico praticamente in coma e che già prima non contava che 6 o 7.000 iscritti. Ed è questa mancanza di alternative la vera forza di Ignazio Marino che pur non responsabile di Mafia Capitale, sbarcato da marziano nemmeno ha intuito le dimensioni della cancrena e i meccanismi che per anni l’hanno alimentata.

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