La nuova Rai annunciata da Matteo Renzi sembrerebbe non salpare mai e che stia ferma ancora nel porto dei sogni. Noi non gufiamo e siamo tra quelli che sperano in un futuro migliore per il servizio pubblico in Italia. Certo, con l’accortezza di non distruggere tutto, ma rispettando e custodendo un patrimonio importante.
RETI GENERALISTE – Al di là dei tanti temi che il progetto del Premier ha messo in campo, il più interessante è sicuramente quello di ridurre il numero dei canali del digitale terrestre, cercando di rafforzare le tre reti generaliste che comunque sono quelle che raccolgono il bacino maggiore di ascolto. Ad esempio, all’occhio arriva subito la folle dispersione di denaro pubblico su due canali identici: Raisport1 e Raisport2, calcolando che comunque gli avvenimenti sportivi più importanti finiscono sempre sulle tre reti generaliste. Un canale in più rispetto alle previsioni, ovvero Raisport2, sarebbe stato fortemente voluto dalla Lega (non quella del calcio) e dal vicedirettore generale Marano, probabilmente per rafforzare la sede rai di Milano. Inutile aggiungere altre considerazioni, il canalino milanese prova delle scosse d’Auditel solo quando c’è un avvenimento importante, altrimenti vivacchia su un diagramma piatto. Mostra solo vitalità nel mangiarsi milioni di euro di budget. Quindi la riforma della Rai non potrà che accorpare in un unico canale lo sport, almeno che non accada quello che è sempre avvenuto: farsi dominare dallo spendingdipiù e quindi ubbidire alle necessità esterne dell’azienda (politica, gruppi di potere, società di produzione, agenti).
L’ALTRA ANOMALIA – Altra evidente anomalia è quella di aver messo la cultura nel ghetto di un canale come Rai5 che è uno dei più deboli del digitale terrestre. Basta seguire il suo palinsesto per capire come il disordine, la superficialità siano all’ordine del giorno. Un “progetto” senza una precisa identità dove la suggestione dello zero assoluto è sempre presente negli ascolti. Molti diranno, ma la Rai così fa cultura. Un bel modo di pulirsi la coscienza. E’ una storia buffa quella di Rai5 condotta dal direttore Pasquale d’Alessandro, che anche a Raidue, dove si dimise quasi subito da direttore, lasciò il segno della sua imperizia televisiva. Solo gli eventi, assai rari, gli danno una leggera scossa di vita. In queste ore si grida al successo perché durante la diretta della Turandot dal Teatro alla Scala su Rai5 si sono avuti 593.000 spettatori con il 2.52%. A questo punto in soldoni, se l’avvenimento fosse stato messo in onda su Raitre che ha tra l’altro la visibilità in tutta Italia, sicuramente l’evento avrebbe potuto raggiungere un 6/7% di share, e forse ancor di più rispetto alla media della rete. Non sarebbe stato più intelligente? Ci par di capire che Renzi stia proprio disegnando questa strada, chiudere ad esempio una Rai5 e far diventare Raitre la vera regina della tv culturale in Italia (il primato d’immagine oggi ci sembra lo abbia Sky Arte, purtroppo un canale a pagamento). Comunque noi siamo ottimisti e ci auguriamo che il trio dei Floppers Leone,Teodoli e Vianello vengano sostituiti finalmente da nuovi direttori che sappiano fare televisione di valore e di innovazione, come sta accadendo a Sky e a Mediaset. O anche questo rimarrà nel porto dei sogni e continueremo a buttar via i soldi raccolti con i nostri abbonamenti alla Rai? Continua…