Comune di Roma, la mafia russa dietro i bastoni per i selfie

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Sono migliaia, piccoli sempre sorridenti e sciamano per le vie del centro offrendoti un “selfie stick” (che oggi va per la maggiore) e vendendo di tutto, occhiali, borse, foulards. Con un tempismo degno dei migliori meteorologi, quando, poco prima della pioggia, si riversano nelle strade offrendoti il provvidenziale ombrello a 5 euro. Alla sera, prevalentemente, li vedi ai più importanti incroci che ti puliscono il vetro dell’automobile e ti offrono fazzoletti di carta. Quando poi, come abbiamo scritto ieri, vengono braccati dai vigili ‘camminano sulle acque’ del Tevere per sfuggire ai controlli oppure nascondono la loro merce nei posti più impensabili per riapparire poco dopo allo stesso posto.

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COMMERCIANTI E IMMIGRATI – Sono loro, gli immigrati clandestini che provengono per lo più dal Bangladesh. Qualche volta si accoltellano (ma raramente) per la difesa del loro territorio o si fanno minacciosi la sera con le donne alla guida. Eppure nessuno si spiega come questa invadente presenza sia divenuta una delle caratteristiche meno apprezzate della Capitale. Eppure una spiegazione c’è. Ce l’ha fornita qualche tempo fa un servizio di “Striscia la notizia” che ne ha anche interrogati alcuni coprendone il viso. Ne emergeva il quadro dolente di migliaia di disperati provenienti da uno dei paesi più poveri dell’Asia. Per lo più  clandestini, ma vittime consapevoli di un racket internazionale, di una mafia, quella russa con la quale c’è poco da scherzare. Gente che ha viaggiato per migliaia di chilometri sui camion dove ne muoiono a decine di stenti durante il tragitto per finire in qualche paese d’Europa da dove verranno spediti in Italia.

VIAGGI COSTOSI – Un passaggio che a questi poveracci costa qualcosa come 10.000 euro a testa che verranno restituiti con quel lavoro precario una volta nel nostro Paese. Dove vivano, alloggino o dormano non è chiaro, mentre chiaro è invece che dietro a questi alacri clandestini c’è una fiorente organizzazione commerciale per lo smercio di paccottiglia per lo più cinese. Con tanto di furgoni che nei punti strategici alimentano lo smercio. Basta passare la sera dalle parti di piazza Vittorio per vedere extracomunitari di varie nazionalità extraeuropee entrare ed uscire da anonimi magazzini dove la merce è depositata. Così questo commercio e queste attività abusive dilagano a scapito del decoro di una delle più grandi capitali turistiche del mondo.

STA ARRIVANDO IL GIUBILEO – Una capitale ‘universale’ che si appresta ad affrontare il giubileo che per l’abusivismo sarà una pacchia ‘epocale’, aggettivo abusato da Ignazio Marino. Eppure il fenomeno dilaga, non appare contenibile. Qualcuno ricorderà le ordinanze di Alemanno contro i lavavetri tanto dure quanto inutili perché dopo qualche settimana e qualche improbabile multa riapparvero agli incroci, anzi aumentarono. Ignazio e l’assessore Marta Leonori ogni tanto provano a mobilitare i vigili che sequestrano la merce e procedono ai controlli. Ma sono ormai talmente tanti che ove venissero espulsi ci vorrebbero decine di voli charter per riportarli in patria. Il problema sta a monte. Se la o le mafie controllano il traffico di questi essere umani ci si chiede: da dove e come transitano? I barconi fatiscenti vengono individuati e spiattellati sui media nella loro tragica realtà, ma quelli provenienti dal Bangladesh probabilmente transitano su ruote dal confine orientale.

VIAGGI E ORGANIZZAZIONI – E qui ad accoglierli c’è una organizzazione collaudata di sfruttatori che devono pur rientrare nelle spese. Nè possono godere di quel minimo di assistenza che le istituzioni caritatevoli della Chiesa possono offrire perché i cattolici rappresentano in quel paese solo lo 0,3% della popolazione. E allora, come viene governato il traffico di questi immigrati?  Dove sono le sue centrali europee che poi li smistano in Italia? E’ stato mai fatto un censimento ‘vero’ di queste presenze clandestine nella Capitale? Quesiti la cui risposta potrebbe se non eliminare il fenomeno (sentiamo già aleggiare sulle nostre teste l’accusa di razzismo) almeno contenerlo, controllarlo, riportarlo nell’alveo di quell’assistenza ai migranti prevista dalle leggi internazionali. Così Roma rischia di divenire il peggior suk europeo di paccottiglia ambulante.

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