Si respira un’atmosfera nuova in questo martedì 10 marzo. Un’aria impensabile appena nove mesi fa, quando la Lazio annunciava l’arrivo di Stefano Pioli. Il tecnico parmense, fresco di esonero a Bologna dove aveva lasciato un gran ricordo, sembrava una scelta rischiosa, quasi una scommessa.
LA MAGIA – Dopo una stagione disastrosa chiusa al nono posto e con eliminazioni sanguinee sia in Europa League che in Coppa Italia, ci si aspettava un tecnico importante. Andati a vuoti intentativi per Donadoni e Allegri, Tare e Lotito sono andati decisi sul mister emiliano. Pioli ha accettato con entusiasmo la più grande occasione della sua carriera e i frutti sembrano molto più abbondanti del previsto.
Terzo posto in classifica, in coabitazione con il Napoli, appena quattro punti di distacco dalla Roma (grande favorita in estate per lo scudetto, ndr) e quindici lunghezze dalla capolista Juventus. Il titolo, ovviamente, non è un obiettivo ma basta pensare che nella passata stagione i bianconeri hanno chiuso con 102 punti facendo segnare un bel più 46 rispetto alla Lazio. Ma come ha fatto Pioli?
GRUPPO COESO E PRESSING INCESSANTE – il tecnico laziale è partito lavorando sull’aspetto mentale della sua squadra. Giorno dopo giorno ha fatto diventare trenta giocatori un gruppo unito e coeso, quasi una famiglia. Le immagini dell’inno cantato abbracciati in Germania e a Formello sono solo un esempio. Una volta creata la magia nello spogliatoio, Pioli è passato al campo. La Lazio di Reja era abituata ad aspettare l’avversario per poi beffarlo in contropiede.
Il diktat pioliano è solo uno: aggredire e comandare. Possesso palla e inserimenti costanti dei centrocampisti mandano in tilt le retroguardie nemiche. Non è un caso che strateghi come Mihajlovic e Montella abbiano clamorosamente fallito contro la Lazio. La squadra biancoceleste ha alzato almeno di venti metri il proprio baricentro e a beneficiarne è anche la difesa che dà maggiore affidabilità.
BIGLIA E KLOSE IN FORMA MONDIALE, LE SORPRESE FA7 E CATALDI – Non solo gruppo e tattica, Pioli ha anche rigenerato i singoli. Ha saputo sfruttare l’entusiasmo di Biglia e Klose, reduci dalla finale del Mondiale in Brasile. Il regista argentino sta disputando una stagione straordinaria e, attualmente, è uno dei metronomi più forti al mondo. Contro la Fiorentina ha trovato un gol e colpito un palo con due straordinarie conclusioni al volo. L’ex Anderlecht ha attirato le attenzioni delle big d’Europa, ma il mercato è ancora lontano e ora pensa a trascinare i suoi compagni.
Non esistono più aggettivi per un campione come Miro Klose. Se qualcuno si aspettava un giocatore sul viale del tramonto dopo la conquista del Mondiale, è rimasto clamorosamente deluso. Il tedesco è tornato ai livelli degli anni migliori in Bundesliga e con la doppietta di ieri è arrivato in doppia cifra (8 in campionato e 3 in Coppa Italia, ndr). Klose lotta su ogni pallone come se fosse un giovane alle prime armi.
E come giovani sono Felipe Anderson e Danilo Cataldi. Il brasiliano continua a incantare con le sue giocate e il suo talento cristallino. Ieri all’Olimpico c’erano osservatori di Premier e Liga per lui, ma la Lazio è pronta a blindarlo. Il centrocampista, invece, è la sorpresa del 2015. L’infortunio di Lulic gli ha dato la maglia da titolare e il ragazzo di Ottavia ha saputo sfruttare l’occasione al massimo. Conte lo sta studiando e non è escluso che possa presto convocarlo in Nazionale. Lui intanto si gode la sua Lazio e ieri Radu gli ha regalato l’onore di giocare dieci minuti con la fascia di capitano al braccio. Un sogno per un ragazzo cresciuto con il sangue biancoceleste che è pronto a stupire ancora.
L’immagine di Radu che gli infila la fascia di capitano ha fatto il giro del web e scaldato i cuori dei tifosi capitolini. Questa è l’essenza dell’esser laziali e la Lazio di Pioli esprime al massimo tutte le qualità della squadra con l’aquila sul petto. Perché «l’aquila insegna all’inesperta prole, sin dal nido, a fissar lo sguardo al sole».
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