Pino Daniele, la verità di Amanda: «A 6 minuti dall’ospedale non parlò più»

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Stretta e oppressa dalle pressioni mediatiche, dalle polemiche interne alla famiglia e dai risultati oggettivi dell’autopsia sul corpo del povero Pino Daniele, l’ex compagna Amanda Bonini decide di parlare e raccontare gli ultimi istanti di vita del cantante.

IL RACCONTO – «La sera del 4 gennaio – si legge in un dispaccio di agenzia – nel Suv che dalla Maremma sfrecciava verso Roma, destinazione Sant’Eugenio, Pino era lucido e vigile, e riferiva continuamente i sintomi di quello che gli stava accadendo. Quando il navigatore indicava che mancavano sei minuti all’ospedale smise di parlare». Fu Pino, racconta Amanda, a decidere tutto: di rinunciare ai soccorsi ormai quasi arrivati, e di andare a Roma: «Lui era determinato e autoritario. Non voleva farsi mettere le mani addosso da nessuno che non fosse il suo cardiologo di fiducia e niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Non lo abbiamo contraddetto per non farlo agitare». A casa aveva avuto un collasso, «ma gli avevamo alzato le gambe e si era ripreso. E non pensava di avere un infarto, piuttosto un ictus perché avvertiva un formicolio alle gambe». Ma ora, «sapere per quale causa è morto non lenisce il dolore. Ora la mia vita è un incubo e a volte vorrei non svegliarmi più».
A soccorrere Pino Daniele quella sera c’era Amanda, anche se in casa, è lei stessa a raccontarlo, c’erano anche Cristina, la figlia più grande del cantante, nata dal primo matrimonio, due figli più piccoli, e i due figli della donna: Francesco, che telefonò al 118 per chiedere l’intervento di un’ambulanza poi rimandata indietro, ed Eleonora.

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