Il registro delle unioni civili dopo rinvii, polemiche esposti al prefetto e tanto altro ancora, è stato finalmente approvato dall’assemblea capitolina fra l’esultanza dei ‘progressisti’ (rappresentati fra il pubblico addirittura da Niki Vendola) e lo scorno dei ‘conservatori’. Una misura dagli effetti limitati a ben vedere, se non sarà seguita da un quadro normativo a livello nazionale. Ma pur sempre qualcosa per le coppie anche con figli, gay o etero che siano.
CHI RIENTRA NEL REGISTRO – Al registro potranno iscriversi le coppie formate da persone maggiorenni e conviventi di qualsiasi sesso, italiane o straniere, e che non siano legate tra loro da vincoli giuridici, che non facciano parte di un’altra unione civile e che non siano sposate, vincolo quest’ultimo che cade al momento dell’annotazione della separazione, senza quindi dover aspettare il divorzio. Una misura approvata in aula con 32 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto. Quali sono i vantaggi per i soggetti iscritti nel registro delle unioni civili? Intanto potranno beneficiare delle agevolazioni e di tutte le disposizioni del Comune, degli assessorati e degli uffici competenti che riguardano i soggetti coniugati e potranno celebrare l’iscrizione con una cerimonia nei locali dove si celebrano usualmente i matrimoni civili. Ma quel che più conta è che d’ora in poi le coppie di fatto godranno degli stessi diritti e degli stessi servizi sociali (casa, sanità, servizi sociali, pari opportunità, occupazione e produttività cultura e sport) di cui già godono tutte le altre coppie regolarmente unite.
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CHI HA VOTATO CONTRO – Fra i voti contrari vi è quello della consigliera del Pd Daniela Tiburzi che aveva proposto invece la stipula di un ”patto di convivenza” fra i contraenti sul modello tedesco. Un ”Registro delle convivenze” che secondo la consigliera avrebbe rappresentato un’ottima sintesi per le coppie «che si sentono discriminate dalla mancanza di un riconoscimento formale del loro rapporto.» Fra le voci della opposizione val la pena di citare quella dell’ex assessore di Alemanno, il cattolicissimo Gianluigi De Palo per il quale questo provvedimento non avrà alcun effetto perché sino ad oggi solo 92 coppie si sono iscritte nei registri dei 13 Municipi della Capitale. E per questa ragione aveva proposto di abolire il registro se l’1% della popolazione di Roma non si iscriverà. Che comunque rimane una presa di posizione ideologica o di principio perché non è detto che il registro funzioni davvero.
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