Del delitto di Anna Bracci se n’è parlato, a distanza di 65 anni, un paio di settimane fa proprio nel quartiere che ha fatto da sfondo all’omicidio. L’occasione è stato l’incontro tenutosi presso la Biblioteca Comunale Franco Basaglia a Primavalle, con Roberto Morassut, storico della Roma suburbana e già assessore delle giunte Veltroni, che ha presentato il suo nuovo libro dedicato alla storia di “Annarella” dal titolo “Il pozzo delle nebbie”.
LA STORIA DI ANNA BRACCI – La storia risale al dopoguerra e allora suscitò grande emozione fra l’opinione pubblica. Le dinamiche del libro ruotarono intorno a uno dei primi fatti eclatanti di cronaca nera quando proprio a Primavalle venne rinvenuto il corpo di una dodicenne, Anna Bracci, alla quale oggi è intestato l’omonimo parco nel cuore di quel quartiere. Allora non c’erano indagini approfondite aiutate da esami del dna della polizia scientifica, tantomeno telecamere. Così, per quel caso, vennero affidate alla polizia che era rimasta di fatto quella del periodo Fascista. Quella, per intenderci, che arrestò Girolimoni anni prima, innocente poi scagionato, additato come un mostro per un certo periodo eppure entrato nel dispregiativo vernacolo popolare.
LE BORGATE ROMANE DEL DOPOGUERRA – Morassut la storia delle periferie la conosce bene, molto più di quanto sia conosciuta oggi dagli attuali amministratori, e da lì parte la minuziosa ricostruzione di quelle borgate Romane, quelle periferie fotografate dal Neorealismo e dai lavori di Pasolini. Allora le borgate, strette dalla miseria postbellica, erano terreno di cultura di criminalità, ma soprattutto dell’arte di arrangiarsi fra baracche senza servizi e condizioni igieniche precarie. Erano un affresco talora dolente di vita popolare, di numerose famiglie per bene, di operai edili, di donne che andavano a lavorare, di sezioni politiche, di persone vive e di tanti, tanti bambini di un proletariato allora prolifico.
UN PAZIENTE LAVORO DI RICERCA – Fra questi bambini c’era Annarella che scompare la sera del 18 Febbraio 1950 per esser poi ritrovata morta in un pozzo in una località adiacente il 3 marzo. Allora spuntò il presunto colpevole e tanti altri personaggi che ruotarono attorno questo noir de noantri. Una storia impastata di povertà, degrado, ma anche di passioni che Morassut ricostruisce tramite testimonianze dell’epoca e con un lavoro paziente di ricerca storico/sociale. Fa così riemergere do 65 anni una vicenda che suscitò grande clamore ma che fu presto dimenticata. Oggi ripescata dall’autore, diviene una testimonianza d’epoca, di costume, di un mondo scomparso inghiottito dalla post modernità della Roma godona e corrotta, distante ormai da quella passione politica, da quella attenzione al sociale come bandiera di uguaglianza in una Primavalle oggi sventrata dalla speculazione e dall’abuso del suolo, ma sempre in qualche modo, ancora borgata a se. Dopo il suo primo libro Malaroma, metafora e testimonianza della rivoluzione urbanistica della Capitale, Morassut ci affida un frammento di cronaca nella cornice storica di una Roma che fu, ma che affonda ancora le sue radici nelle realtà e nella cultura delle odierne grandi periferie.
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