Estote parati (paratevi le…. terga) questa la sindrome che travaglia il Pd della Capitale e della Regione ma che alimenta la forza di un sindaco fra i più impopolari di Roma dalla Liberazione in poi. Si può anche definire sindrome da paraculite acuta: tutti infatti si guardano con sospetto perché basta che si tocchi o si rimuova un tassello per far crollare la ‘House of cards’ dei pesi e contrappesi, dei faticosi compromessi, degli equilibri instabili, delle alleanze che si fanno e si disfano in continuazione ecc ecc. Succede allora che qualcuno vorrebbe cambiare il segretario Regionale dei democratici accusato di una direzione approssimativa e che questo si presenti al suo gruppo consiliare della Pisana dicendo in sostanza: «Provàtece, n’avete uno mejo?»
IL GRUPPO CONSILIARE – Succede ancora che il gruppo consiliare capitolino elegga, pro tempore, una giovane capogruppo che dopo una settimana afferma che il suo compito si è esaurito senza che quello stesso gruppo ne elegga subito un altro. Tanto che che riappare sulla scena l’ex D’Ausilio, ormai soprannominato er killer de Ostia, dopo la pubblicazione del sondaggio da lui (?) commissionato e che sotterra la credibilità del sindaco che si è incazzato come una bestia. E poi molti consiglieri vorrebbero fare loro gli assessori con il rischio di dover mollare la poltrona nell’aula Giulio Cesare e magari cedere il posto all’ultima dei non eletti che è una protetta dell’on. Di Stefano che sta passando i guai suoi. C’è ancora chi ambisce ad un ruolo pesante nella Città Metropolitana perché ha capito che lì si giocherà la vera partita del potere capitolino.
I PARLAMENTARI ROMANI – Poi ci sono i parlamentari romani del Pd, alcuni di fresca nomina altri con più di una legislatura, inquieti per la possibilità di elezioni politiche anticipate da svolgersi con con la nuova legge elettorale (che peraltro farà sparire i senatori) o anche solo con quella attuale, il consultellum, frutto della decisione della Corte Costituzionale. Certo, ragionano ex dalemiani, ex bersaniani, ex lettiani, ex franceschiniani (tutti gli ex del defunto Pd dei congressi e delle tessere) «siamo saltati tutti (o quasi) e senza esitazioni sul carro del vincitore Matteo Renzi, ma questo qua vuole un gruppo parlamentare tutto suo, con gente sua, e allora noi che faremo? Saremo degni delle sue grazie?»
TENGO FAMIGLIA – Tanti, forse decine di casi, più umani che politici perché tutti tengono famiglia e molti al di fuori della politica politicante un mestiere non ce l’hanno. Lo dice anche Ignazio (il chirurgo) che non sarà un grande comunicatore ma la pancia degli uomini, le loro ambizioni e le loro paure le conosce bene. Non hanno quindi più senso correnti e lobbies de’ noantri che con la crisi, la spending review e il patto di stabilità, in Comune e nelle municipalizzate non hanno più posti e poltrone da spartire. Il pieno l’ha già fatto Alemanno, e Marino si tiene ben stretto quel poco che rimane: decide lui. Se questa è l’umanissima (troppo umana) chiave di lettura di quanto va succedendo nel Pd (e non solo) si comprendono molte cose.
FRASI VUOTE E DISPETTI – In primo luogo il paralizzante bla bla bla delle frasi vuote: “cambio di passo”, “svolta epocale”, “leale collaborazione” ecc. Poi ci sono i dispettini, le punture di spillo al coriaceo sindaco indifferente che si buttano là ogni tanto nascondendo la mano. Il Partito, più decotto che liquido, ridotto a difettosa macchina elettorale. In fondo anche a Roma tutti vorrebbero la pax renziana, ma senza Ignazio. Che è un pò come la quadratura del cerchio o la pietra filosofale. E allora si campicchia sperando che in questi tre anni e mezzo succeda qualcosa. Non deve quindi sorprendere il “mistero buffo” del rimpasto che appassiona solo gli addetti ai lavori.
DISAFFEZIONE DEI CITTADINI – Nè debbono sorprendere gli umori eversivi (spesso strumentalizzati) che scorrono nelle vene delle periferie. Non deve sorprendere la disaffezione profonda ed ostile di tanti romani nei confronti della politica (tutta): in fondo, pensano, il potere si conquista anche con il 30% dei votanti. Solo un sordo brontolio. Certo, è finita un’epoca (non solo per la sinistra) ed il proscenio della politica si affida solo a personalità carismatiche, comunicative, loquaci, convincenti, che portano voti e assicurano a tutti un futuro più o meno tranquillo. Perché tutti (lo ripetiamo) tengono famiglia.
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