Ci siamo sbagliati, nemmeno le Ferrovie si vogliono comprare Atac. Sindacati e sinistra tireranno un sospiro di sollievo anche se la sorte della società capitolina rimane incerta. La novità è emersa nel corso della audizione alla commissione Trasporti del Senato dell’amministratore delegato delle Fs Elia il quale è convinto che per migliorare e integrare il Tpl con le linee ferroviarie a lunga percorrenza si deve ragionare coordinando un piano della mobilità per il trasporto pubblico locale. Quindi «dire vogliono comprare Atac non ha senso.» Perché «nel traffico regionale abbiamo pullman che fanno la stessa strada dei treni, abbiamo orari di arrivo dei treni non coincidenti con orario partenza pullman o navi» e allora «ci vuole qualcuno che assuma l’onere di coordinare un piano mobilità per il Tpl e un piano mobilità merci e la logistica.»
ELEMENTO DI COLLEGAMENTO – Nella sostanza le Ferrovie vogliono diventare «un elemento di collegamento, ma non come dice qualcuno ”volete comprare l’Atac o l’ATM” solo un pazzo lo direbbe.» Una posizione che prefigura il ruolo delle Ferrovie coordinatore e pianificatore e non come soggetto finanziario che interviene con capitali. Detta così parrebbe una marcia indietro rispetto a quanto affermato dal CEO delle Ferrovie alcune settimane fa, anche lui si dice «favorevolissimo all’apertura e all’ingresso di nuovi operatori» possibile «solo con piani industriali e processi operativi scandagliati fino in fondo per analizzare i costi/ricavi di ciascuna attività.» Ma prima occorre una legge che indichi come aprire alla concorrenza visto che «tutti i settori saranno sotto controllo e revisione e focalizzandoli sempre di più sul processo di privatizzazione.» Che in soldoni vuol dire che si privatizzerà comunque, ma nel frattempo occorre preparare il terreno affidandosi all’esperienza delle Fs. Infatti, ha aggiunto «non si può partire dalla coda» con l’acquisto tout court della società capitolina.
LE NOVITA’ DI IMPROTA – Mentre Elia precisava le sue strategie ai senatori della commissione, l’assessore Guido Improta precisava le sue in commissione Mobilità affermando che nel Piano Generale del Trasporto Urbano (Pgtu) ci sono gli strumenti che consentiranno di aumentare la velocità del Trasporto pubblico capitolino. Poi ha annunciato che sta per partire il controllo dei biglietti all’entrata degli autobus che verrà avviata dalle linee che partono da Termini. L’amministratore delegato di Atac Danilo Broggi ha spiegato che si partirà con un modello soft di presidio in alcuni capolinea dove un addetto chiederà il biglietto o l’abbonamento alle persone e in caso ne fossero sprovviste le inviterà a farlo. Ci saranno poi controlli anche alle fermate successive per evitare che qualcuno decida di salire successivamente al primo controllo. Ma Broggi ha sollevato anche la questione della nuova sede dell’Atac. «Abbiamo un contratto firmato dall’azienda che ha versato 20 milioni di caparra. Se non onoriamo quel contratto rischiamo di perdere la caparra e anche di incorrere in penali. Ma la nuova sede a Castellaccio non ha più senso» ha detto in Commissione. Mentre Improta ha annunciato che in settimana verrà presentato «un assestamento di bilancio che ha un nome: Atac.» Ma aggiungendo che «l’Assemblea capitolina è sovrana: se dice che gli aumenti per gli abbonamenti non si fanno, non si faranno.» E quindi se ne assumerà le responsabilità, ma questo non l’ha detto.
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