Precipita il consenso di Marino: il PD alza la cresta

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Il sondaggio Swg commissionato dal Pd romano tempo fa, i cui dati sono stati pubblicati solo oggi da “Repubblica”, riferisce che solo il 16% degli intervistati approva il lavoro della giunta mentre soltanto il 20% dei romani si fida ancora di Ignazio Marino. Ma senza i sondaggi sono noti a tutti  i punti caldi del dissenso pubblico (non solo ‘percepito’ ma concretamente palpabile) della raccolta e  smaltimento dei rifiuti, del trasporto e del traffico.

Il dato invece che conforta la coalizione di maggioranza è il consenso al 35% per il Pd romano, che sale grazie al traino che l’effetto Renzi ha sull’opinione pubblica. Ovviamente questi dati scuotono i palazzi della politica capitolina ed il Pd alza la cresta chiedendo non tanto rimpasti di giunta, ma la concessione di deleghe ad alcuni consiglieri per affiancare gli assessori alcuni dei quali sicuramente in bilico quali Rita Cutini al sociale.

FATICHE CHE NON BASTANO – Sin qui la politica e le sue manovre, che poco incidono sulla triste realtà di una città in sofferenza dai tempi di Alemanno e con una destra che ormai ha perso ogni appeal elettorale (tanto che il Movimento 5 Stelle, se si andasse a votare oggi risulterebbe il secondo partito con il 25% dei consensi), non stanno ottenendo consensi. Eppure questa amministrazione ha segnato una svolta sul terreno quantomeno della trasparenza, ha lavorato sul piano di rientro dal debito schiodando il ‘salva Roma ter’, ha cambiato i vertici di Acea contenendo il peso dei privati, ha risolto il problema del salario accessorio per i 22.000 (sic) comunales, ha ottenuto dal Governo il riconoscimento degli extracosti della capitale, ma tutto ciò non ha spostato di una virgola non solo la ‘percezione’, ma le difficoltà reali del vivere quotidiano. L’attenzione del sindaco si è concentrata  si questioni marginali per quel’ 8o% dei romani che vivono nelle periferie, concentrandosi sul Tridente, i Fori imperiali, il revival in fieri del patrimonio archeologico che è pure una risorsa economica per il turismo, ma lì finisce.

MODELLO ESTERO? NO GRAZIE – Ignazio paga così la contraddizione di pensare alla grande su modelli esteri (smart city, città ecologica, rigenerazione urbana) ma di non cogliere gli umori veri dei cittadini prigioniero di una macchina amministrativa e dei suoi direttori che continuano a gestire il tutto come fanno da decenni e come hanno fatto con Alemanno. Quindi le ‘svolte epocali’ di Marino finiscono per risolversi in esercizi verbali che il popolo non coglie. Se ad esempio tagli le linee Atac in periferia e non incidi sui costi di gestione di un apparato amministrativo esorbitante, porti a casa 40 milioni di risparmi, ma penalizzi i cittadini delle periferie costretti ad inondare la città di auto e motocicli. E ancora, se raggiungi gli obiettivi della raccolta differenziata dei rifiuti ma non ne verifichi le i risultati, sul decoro urbano rischi sempre di far  ‘percepire’ la città sporca e trascurata. Se chiudi il centro storico e non consideri che molti di quelli che vi lavorano vengono proprio dalle periferie  finisci per penalizzarli. Si è vero, l’urbanista e assessore Giovanni Caudo ragiona alla grande, prefigura periferie risanate, progetti di recupero urbano ad uso pubblico, vigila su grandi progetti avviati (ma senza fine) quali quello dell’Ostiense, prefigura il grande progetto della città della scienza in Guido Reni e il recupero delle caserme che richiedono anni e anni,  mentre l’edilizia popolare viaggia a qualche decina di appartamenti ogni tanto, i cantieri sono fermi e il patrimonio immobiliare del Comune è ancora invenduto (ammesso che ci sia la fila per acquistarlo).

COSA MANCA? – Servono invece lavori pubblici urgenti su strade e marciapiedi, interventi sulle caditoie e sui sistemi di scolo delle acque, pulizia e sicurezza sui mezzi pubblici e delle stazioni metro, cura del verde, interventi sulla illuminazione periferica, spazzamento delle strade e quindi regolamentazione dei parcheggi, facile entro l’anello ferroviario, meno controllabile. Questo ancora e molto altro ricade nella ‘percezione’ della gente che da Massimina a Ponte di Nona, da Centocelle alla Pisana difficilmente viene consultata, mobilitata, coinvolta anche a livello di rione e non solo dei Municipi. Queste mastodontiche istituzioni per estensione, ma lontane, un pò come il Campidoglio, dal sentire comune. Ignazio non conosce questa di città, e forse nemmeno i numerosi e pagatissimi componenti del suo staff. Questi immensi agglomerati dove 7 anni di crisi hanno creato guasti sociali enormi e spazzato via tanti anni di amministrazione (come si diceva) popolare e progressista. E allora, fuori dalle alchimie politiche, avvii una campagna di ascolto magari salendo sui bus a Ostia o alla Tuscolana, facendosi un giro in bicicletta a Pietralata o Torbella anche con il rischio di qualche insulto come è già accaduto. Ascolti sindacati territoriali, associazioni, comitati di quartieri cercando energie positive dal basso e rompendo gli schemi di una politica stanca senza mortificare quello che resta dei partiti. Altrimenti rischia ancora di inciampare ( e decadere) sui numeri del prossimo bilancio ( o  già su quelli dell’assestamento in corso), di incagliarsi sul patto di stabilità o di fingere la una spending review per ora nemmeno sulla carta. Tutti numeri e vincoli  che negano risorse, ma mortificano le energie (culturali, economiche, associative) esistenti in questa Capitale dalla grande bellezza.

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