«Luciano Moggi, condannato in primo grado e in appello per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, praticamente l’uomo che ha mandato la Juventus in serie B e le ha fatto revocare due scudetti, mi dà dello “pseudo juventino”. Detto da lui, è un complimento: io ero juventino già quando lui lavorava da par suo per la Roma, per la Lazio, per il Napoli, e anche quando ingaggiava le mignotte per gli arbitri Uefa del Torino». Queste le parole del noto giornalista Marco Travaglio, di fede juventina, sulla sua pagina facebook. Che rincara la dose:
PAROLE AL VELENO – «1) Essendo questa la mia pagina Facebook, decido io quello che ci voglio scrivere. Chi non è interessato o eventualmente si irrita perché non scrivo quello che vuole lui può accomodarsi serenamente da qualche altra parte (se, se eventualmente vuole qualche consiglio sulla destinazione, non ha che da chiedere).
2) Se mi gira di parlare ogni tanto di calcio, lo faccio come e quanto mi pare. Essendo juventino dalla nascita (prima partita allo stadio Comunale: Juventus-Atalanta 0-0, 30 dicembre 1972, poi vent’anni di tessera-abbonamento fino all’arrivo della banda Moggi), dico che sono juventino come e quanto mi pare. E, seguendo il calcio da 42 anni, ho imparato a distinguere una vittoria meritata da una rapina a mano armata. Chi sragiona ancora come un ragazzino senza cervello, e magari scambia la maglia bianconera per la divisa dei galeotti, mi fa una gran pena.
3) La mia Juve era quella che vinceva e perdeva con stile, lo stile Juventus. Lo stile di Boniperti, Trapattoni, Zoff, Scirea, Tardelli, Platini, Brady. Nulla a che vedere con i fanatici di oggi.
4) L’altro giorno mi domandavo se avessi fatto bene o male a rispondere alle domande di “Un giorno da pecora” (Guarda il video: http://bit.ly/1rXfMJA) su Juve-Roma, prevedendo che sarei stato subissato di insulti dai soliti lobotomizzati. Alla fine penso di aver fatto bene: è sempre istruttivo vedere che razza di gentaglia circola in Italia. Esagitati che ragionano per partito preso, berlusconiani-dentro che quando conviene loro non rispettano anzi non riconoscono le regole, siano esse le dimensioni dell’area di rigore o gli articoli della Costituzione e del Codice penale. Parlando di calcio, si possono ben comprendere i risultati non delle partite del campionato, ma delle elezioni politiche di ieri e di oggi».
LA POLEMICA – La polemica era nata dopo che Travaglio aveva parlato ai microfoni della trasmissione radio “Un giorno da pecora” in merito alla chiacchieratissima partita di domenica sera tra Juventus e Roma, big match valido per il campionato di Serie A e vinto 3-2 dai bianconeri. Sul banco degli imputati l’arbitro Gianluca Rocchi, reo di aver convalidato alcuni gol irregolari alla squadra di casa e aver condizionato con le sue decisioni la sfida: «Ho visto Juventus-Roma ieri. La Juve ha rubato su tutto, non c’è un gol che sia regolare. Devo dire che non mi vergognavo così dai tempi di Moggi: i suoi allievi hanno superato il maestro. La partita è stata rovinata da un arbitro servile». Amen.
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