Ignazio Marino oltre che grande pedalatore ha la fama di avere la battuta pronta nei confronti di chi lo critica, a suo avviso, ingiustamente.
MESSAGGI AL VELENO – Questa volta se la prende con Bruno Vespa che dalla Russia con poco amore ieri twittava: “A San Pietroburgo, 5 milioni di abitanti, non ho visto un solo rifiuto sulla strada. Mi sono vergognato di abitare a Roma”. Fulminante la risposta del sindaco: “Purtroppo negli ultimi 50 anni nulla è stato fatto per togliere ad un monopolista privato la gestione dei rifiuti che era basata su una grande buca dove veniva buttato di tutto, dal materasso al frigorifero. Io sono sorpreso che un osservatore attento come Bruno Vespa in questi 50 anni non se ne sia accorto e sarebbe interessante che ci dedicasse una sua trasmissione d’approfondimento” rispondeva il sindaco.
LO TSUNAMI MONNEZZA – E’ la solita giga del chirurgo per il quale dal dopo guerra in poi Roma è caduta in mano a minus habentes ed incapaci, sino a quando è arrivato lui a chiudere Malagrotta, facendo spendere ai romani il doppio per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti al nord. Non solo, ma il sindaco per evitare lo tsumani monnezza, è stato costretto ad emettere un’ordinanza dietro l’altra proprio per utilizzare gli stessi impianti del perfido monopolista. Aggrappati, lui e la sua omonima assessora, al mito salvifico della raccolta differenziata che aumenterà i costi e quindi le tasse, finge di ignorare che per mettere a punto altri impianti di trattamento, altre aree ecologiche di raccolta ecc. ecc. ci vorranno anni, senza uno straccio di piano industriale per lo smaltimento che comunque per gran parte dei rifiuti dovrà avvenire nei bruciatori del nord Italia. Evidentemente Ignazio ignora che prima del suo avvento la Regione ha presentato ben tre piani “rifiuti” in parte disattesi, ma che prevedono pure soluzioni credibili, anche se lui confida solo nella sua infinita sapienza.
I NODI – Ora il sindaco e il presidente di Ama Fortini si attaccano agli impianti del perfido Cerroni e tirano in ballo Acea perché intervenga industrialmente che, vogliano o no gli ambientalisti dei Parioli, significa termo valorizzatori che trasformino il rifiuto in energia. A meno che i dipendenti Acea dopo la svolta ai vertici voluta da Marino, vengano inviati per strada a sostituire quel 10% e passa di assenteisti Ama. Intanto teniamoci la città sporca, anzi, in alcuni punti lurida, in attesa che il sol dell’avvenir inondi le nostre menti ottenebrate da 50 anni di amministrazioni inette e colluse (pensa marino) con il monopolista.
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