Sentenza choc: la prostituta non può pretendere i soldi dal cliente

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Il cliente di una prostituta può legittimamente rifiutarsi di pagare la prestazione, anche se l’ha ricevuta “correttamente”. E’ l’incredibile esito di una causa che ha coinvolto al Tribunale di Roma una prostituta nigeriana che, essendosi vista negare il pagamento dei 100 euro inizialmente pattuiti con il cliente, ha deciso di portare la questione davanti a un giudice.

NESSUNA REGOLA SUL PAGAMENTOLa sentenza crea un interessante precedente, sottolineando come la libertà di prostituirsi rimanga mentre non esistano regole sul pagamento della prestazione. La donna infatti, esigendo il pagamento come suo diritto, non ha fatto i conti con l’ordinamento giuridico italiano: che non vieta la prostituzione come attività, ma non la autorizza in alcun modo come attività lavorativa a pagamento. In sostanza il proprio corpo lo si può dare e anche per soldi, ma nessuna legge dice che tale atto debba essere obbligatoriamente pagato. Il giudice ha perciò spiegato che il rifiuto del cliente a pagare «è un atto consentito poichè nessuna forma di tutela è prevista per ottenere detto compenso non essendo riconosciuto il diritto di pretenderne il pagamento».

4 MESI DI RECLUSIONE PER VIOLENZA PRIVATA – La donna è stata condannata a 4 mesi di reclusione per il reato di violenza privata anche perché la professionista del sesso a pagamento aveva iniziato a chiedere insistentemente al suo ex cliente la consegna della somma con continui messaggini. Inizialmente il capo di accusa era stato indicato come estorsione: tale reato è stato però escluso per una serie di motivazioni, non ultima la mancanza di una superiorità della donna che addirittura, secondo il giudice, «non può collocarsi su un piano di parità rispetto al suo cliente italiano, professionalmente inserito, economicamente forte che, si serve in modo arrogante proprio di questa posizione di potere per non pagare i servizi sessuali ricevuti».

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