Oltre 10.000 comunales sotto il Campidoglio, percentuali altissime di adesione allo sciopero unitario di questa mattina e una lettera rivolta ieri dal sindaco a tutti i dipendenti per stigmatizzare lo sciopero ma soprattutto per scavalcare i sindacati. Lui, eletto dal popolo (un romano su 4) e unto dal Signore al di là del bene e del male e quindi anche dalla Cgil che con il voto di massa dei sui militanti lo ha fatto eleggere. Tuttavia sulla necessità di questo sciopero dopo decenni, circolano diverse scuole di pensiero. Se Marino e il suo vice Nieri lo giudicano inopportuno, tutta la sinistra di maggioranza si schiera con gli scioperanti. Per capirne qualcosa di più abbiamo sentito il segretario della Cgil di Roma e Lazio Claudio Di Berardino.
Un grande sciopero, segretario, ma sapevate che l’anomalia del salario accessorio circola ormai dal 2006 e prima poi il nodo sarebbe venuto al pettine.
Guardi, non si tratta affatto di una “anomalia” ma di funzioni precise retribuite e contrattate negli anni con l’amministrazione proprio mentre il numero dei dipendenti comunali andava progressivamente a ridursi. La relazione degli ispettori del Ministero richiesta dal sindaco certifica una situazione che noi siamo aperti a discutere.
E allora perché lo sciopero?
Perché non si tratta con la pistola alla tempia del 31 luglio, data dopo la quale potrebbe anche succedere di tutto, ma soprattutto non si tratta senza capire le intenzioni del Comune per il futuro della macchina amministrativa. Senta, noi siamo i primi a volerne la riorganizzazione anche a costo di sacrifici, ma ci pare che l’Amministrazione miri solo ai tagli senza avere un piano, un progetto sul quale si possa discutere e contrattare, perché questo il nostro mestiere: contrattare nell’interesse dei lavoratori.
Ma con il bilancio ed piano triennale di rientro dal debito che fra un mese il Comune dovrà presentare al Governo diventeranno inevitabili accorpamenti e tagli.
Ed è proprio questo il punto perché senza una discussione, una concertazione con i sindacati che coniughi bilancio 2014 e il piano di rientro ci troveremo di fronte alle cose fatte, e cioè ai tagli lineari che coinvolgeranno anche le municipalizzate.
Allora quanto sta avvenendo per i 4000 lavoratori di Roma Multiservizi non è un buon segno?
Affatto e l’assessore Alessandra Cattoi sa benissimo che il subentro di altri in un appalto pubblico lascia spazio a ristrutturazioni dolorose e all’adeguamento degli organici, uguale: cassa integrazione come minimo. Tant’è vero che la vicenda è stata tenuta assolutamente riservata perché non uscisse prima dello sciopero gettando benzina sul fuoco.
Allora il Campidoglio una strategia ce l’ha.
Ci pare di capire, e si capirà meglio con il piano triennale, che si vada verso accorpamenti e privatizzazioni per le municipalizzate e la clausola del “Salva Roma” che prevede la mobilità dei dipendenti da una struttura all’altra sia solo una foglia di fico per coprire gli esuberi che dovranno venir tagliati.
Ma anche la Regione sta già muovendosi, ad esempio. per la cessione in project financing della Roma Lido ai francesi.
E questo è un errore perché la proposta del sindacato era quella dell’accorpamento di tutto il trasporto pubblico locale della Regione e contro la politica della cessione a spezzatino degli aste. Inizialmente anche l’assessore capitolino Guido Improta era d’accordo, ma la sua recente richiesta di scorporare dal biglietto dalle varie linee in concessione la tratta di Roma va oggi in questa direzione.
Certo che la concertazione non pare godere di grandi favori anche a livello governativo, forse è finita un’epoca.
A noi non spetta giudicare le scelte della politica, ma difendere gli interessi dei lavoratori anche pubblici in un momento in cui la ricaduta di ogni decisioni si cumulerebbe con la disoccupazione dilagante. E nessuno ha il diritto di sottovalutare questa nostra sensibilità sociale. Ma per concertare, almeno a Roma, è necessario discutere su piani definiti, progetti precisi a cui vogliamo dare il nostro contributo.
E allora cosa succederà?
Noi continueremo a dialogare ma di fronte all’assenza di scelte non dico condivise ma almeno discusse, andremo avanti.
Già, ci vien da pensare che lo sciopero di oggi sia solo l’inizio di una fase molto turbolenta nelle relazioni sociali del Comune. Un inizio piuttosto complicato per la “nuova era Marino”. Un fatto davvero “epocale” come ama spesso dire il sindaco.