In una lunga intervista all’agenzia DIRE il presidente dell’Ama Daniele Fortini ha affrontato a tutto campo l’annoso problema dei rifiuti romani e del rilancio della sua azienda. Con una carrellata che va dai dati sulla produzione dei rifiuti, le percentuali effettive della raccolta differenziata, agli impianti di cui la città ha bisogno, passando per il futuro dei due tmb di Colari, le ipotesi di privatizzazione, parlando infine di forza lavoro e assenteismo.
RIFIUTI – Il 2013 si è dunque chiuso con un 31,1%. Si sta parlando di 545mila tonnellate su 1.800.000 consegnate alle piattaforme di recupero, ma circa 70mila tonnellate di rifiuti organici vengono esportate in Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia per essere trattate negli impianti di compostaggio. Ora per Fortini è giunto il momento di realizzare tali impianti a Roma e nella regione in modo di abbassare i costi. «Se il dato medio dell’anno 2014 per la differenziata – spiega Fortini – dovesse essere di 10 punti superiore rispetto al 2013, Roma diverrebbe la capitale d’Europa perché oggi il primato è di Berlino col 36%». Tuttavia i tempi per realizzare i nuovi impianti sono molto lunghi perché richiedono tra i 24 e i 36 mesi per avere le autorizzazioni e cominciare il cantiere dopo di che sono necessari altri 30 mesi per la costruzione, che nella migliore delle ipotesi significa averli funzionanti fra 6 anni con un costo di 22 milioni l’uno. E allora che occorre fare per evitare di pagare lo smaltimento altrove nel più breve tempo possibile? Semplice, ma non risolutivo: consentire l’ingresso di Ama in progetti già autorizzati e hanno bisogno di un impulso finanziario. Che vuol dire in soldoni partnership con i privati. Intanto a febbraio l’impianto di Maccarese è tornato operativo, ma è piccolo e aveva senso con lo sviluppo di altri 3 moduli, che a Padova sono ad esempio già 50.
OCCUPAZIONE – «Così – prosegue – noi esportiamo ricchezza, perché quegli impianti creano occupazione. A Roma, come a Napoli, stiamo finanziando lo sviluppo del Nord.» Ma in tema di impianti per il presidente il gassificatore di Malagrotta, a suo tempo fiore all’occhiello di Cerroni, «non ha senso» perché di una tecnologia che non si è affermata in Europa ma solo in Giappone. Inoltre è costosa, delicata, sofisticata e consuma più energia di quanta non ne produca. Tuttavia vedrebbe di buo occhio l’affidamento in gestione dei due impianti Tmb di Malagrotta all’Ama. «Noi possiamo gestire gli impianti di Colari (Cerroni) al meglio nell’interesse di Roma. Siamo a sederci ai tavoli per ricondurre a unità quello che unitario non è stato. Del resto – prosegue- tutto il sistema degli anni passati è stato pensato, progettato e costruito dal gruppo Colari, compresi i due tmb di Ama». A coloro che spingono per la privatizzazione Fortini dice «facciamo diventare Ama un soggetto importante e virtuoso, portiamoci nella condizione di essere una società di profilo elevato da tutti i punti vista e a quel punto cerchiamo dei partner».
IL PERSONALE – Per quanto riguarda il personale nessun taglio, anzi c’è qualche centinaio di lavoratori da recuperare senza bisogno di assunzioni, ma occorre che Ama si riorganizzi sui municipi perché occorre «essere in grado di avere una relazione con l”istituzione del territorio e organizzare i servizi secondo la migliore capacità di intercettare i rifiuti». Nelle intenzioni di Ama c’è quella di formare qualche decina di persone come accertatori che facilitino il cittadino al corretto uso del servizio di recupero dei rifiuti. Ma in Ama c’è un tasso di assenteismo del 19% con un incremento annuo dell’1,1%. «Non è possibile – conclude – che su 8mila lavoratori di Ama, dove l’età media è 45 anni, si ammali il 9% dei dipendenti all’anno e che ogni giorno manchino per malattia 9 persone su 100 se a Milano e Torino sono 5 e a 6 a Napoli. Dobbiamo fare in modo che fenomeni del genere non si riproducano». Come fare però Fortini non lo dice o forse non lo sa nemmeno lui.
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