Partiamo da un assunto: i fondi europei per lo sviluppo regionale non sono semplici risorse finanziarie. Spesso lo si dimentica: e non si dovrebbe. Quando si esaminano i 2.7 miliardi di euro che nei prossimi sette anni arriveranno alla nostra Regione il pensiero deve subito andare a quello che essi ci obbligano a fare. Altrimenti si capisce poco di quello che è in gioco. E quello che, pur in maniera soft, l’Europa ci “impone” con i fondi sono, essenzialmente, tre cose. Tanto semplici da scrivere quanto complicate da attuare.
OBIETTIVI DI INTERESSE EUROPEO – La prima è indirizzare le scelte politiche verso obiettivi d’interesse europeo. La seconda è trasformare l’organizzazione amministrativa per essere in grado di spendere, e bene, i fondi. La terza è lavorare con una precisa metodologia operativa: che va dall’obbligo di costruire un partenariato vero, alla definizione di obiettivi dell’intervento finanziato per poterlo poi valutare ed eventualmente modificare. Questi “doveri”, sono, ovviamente, più incisivi se non rimangono a sé stanti e si integrano con l’attività “normale” della Regione. I fondi strutturali – è chiaro – diventano più forti, se lavorano “insieme” alle altre risorse di cui dispone l’Amministrazione regionale: se, insomma, Europa, Stato e Regione agiscono in sinergia. E’ con queste lenti che dobbiamo guardare alla “Linee di indirizzo per un uso efficiente delle risorse finanziarie destinate allo sviluppo 2014-2020” adottate il 3 marzo dalla Giunta Regionale ed attualmente all’esame del Consiglio regionale. E se riusciamo ad osservarlo con questo atteggiamento il documento disegna un possibile cambiamento di volto della nostra regione. Vediamo perché. In primo luogo assumono una loro fisionomia le finalità stabilite a livello europeo – innovazione e lotta all’esclusione sociale – che guidano, debbono guidare, la programmazione regionale. Due finalità che si adattano perfettamente ad una regione che può puntare su aree di eccellenza scientifica e tecnica e che, d’altra parte, evidenzia al suo interno forti problematicità proprio sul profilo dell’integrazione. Accanto ad esse vi è l’attenzione – tutta nuova – dell’Europa per le aree metropolitane, a cui deve essere riservata una quota di risorse. Mai come questa volta può dirsi, le priorità europee sono quelle che ‘vanno bene’ alla nostra regione. E da qui nascono l’attenzione all’Agenda Digitale, alle politiche per l’innovazione, all’energia sostenibile e, d’altra parte, quelle per l’occupazione e la formazione dei lavoratori e per contrastare la povertà.
FONDI EUROPEI NELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE – A questo primo dato che emerge dal documento se ne aggiunge un secondo. E’ la prima volta che i Fondi europei si ‘immettono’ nell’attività di programmazione ordinaria della Regione e contribuiscono al raggiungimento dei suoi obiettivi politico-amministrativi. Le Linee di indirizzo delineano un assetto in cui non ci sono canne d’organo, insomma, ma un lavoro condotto in piena collaborazione dei diversi attori dello sviluppo. Le risorse nazionali, regionali e comunitarie sono ‘casseforti’ diverse che vanno a finanziare un disegno unitario delineato a partire dal programma di governo del Presidente Zingaretti, passando dal Documento di programmazione economica e finanziaria sino ai diversi atti programmatici attualmente in preparazione. Vi è, infine, nel documento il richiamo al già ricordato metodo amministrativo europeo, fondato su modalità operative fondate su collaborazione e sinergia. Anche qui un passaggio cruciale per un’amministrazione tradizionalmente poco abituata a lavorare ‘attorno’ ad obiettivi condivisi, dividendosi i compiti tra i diversi livelli di governo. Anche su questo le linee di indirizzo rivelano passaggi chiari: dall’azione della Cabina di Regia istituita nel 2013 presso l’Assessorato al Bilancio proprio per assicurare che i Fondi strutturali siano gestiti con una ‘testa’ strategica comune; all’individuazione dei punti problematici dell’economia regionale; all’attenzione per le ‘azioni cardine’ ed a quella per la valutazione; alla previsione di risorse per rafforzare la capacità amministrativa.
DEFINIRE STRATEGIA REGIONALE – Indicazioni europee, quindi, che servono per definire una precisa strategia economica della regione; per allinearvi tutte le risorse finanziarie a disposizione; per riarticolare un’amministrazione per troppo tempo disabituata ad un lavoro di squadra. La sfida è quella di costruire ‘attorno’ a queste indicazioni un Lazio con un’identità strategica e più forte e affidabile dal punto di vista amministrativo. Un passaggio cruciale per i prossimi anni, dunque: che serve al Lazio e che, in un momento di disaffezione verso la costruzione comunitaria, serve anche all’Europa.
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